Paolo Ercolani: c’era una volta il QI ora c’è l’AI. Quando un filosofo osserva l’Intelligenza Artificiale

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“Ero a Torino, in un teatro con 2000 ragazzi. Al termine dell’incontro pongo una semplice domanda: “Perché postate tutta la vostra vita sui social?”. Silenzio, nessunO risponde. Poi sento una voce di un ragazzo alzarsi dalla platea: “Non saprei dire perché, ma posso dire che a fine giornata, se non lo facessi, mi sembrerebbe di non essere esistito”. Insomma, posto ergo sum”.

A parlare è Paolo Ercolani, filosofo, insegnante, scrittore, ma soprattutto attento osservatore dei giovani, della società e della sua evoluzione. E di tutto ciò che, a fronte di un miglioramento delle esistenze nella direzione della scienza, della medicina, della ricerca, rischia di essere un boomerang per le nostre esistenze. Come dimostrano i dati e le dichiarazioni di chi da anni lavora nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale.

Ercolani: “Il Quoziente Intellettivo, per la prima volta, si è abbassato”

“Comincerei da una notizia passata un po’ in sordina: per la prima volta, dopo oltre 100 anni – perché il QI si misura dal 1907 – nel 2012 si è assistito ad una considerevole abbassamento del Quoziente Intellettivo medio della popolazione. Cosa che è coincisa con la diffusione degli smartphone, apparecchiature che hanno incollato – potenzialmente 24 ore al giorno – occhi e menti agli schermi colorati.

Al fianco dell’abbassamento del QI, inoltre, dobbiamo prendere atto della diffusione dell’analfabetismo funzionale. Si parla addirittura del 40% della popolazione italiana affetta da analfabetismo funzionale. Si tratta di persone che sanno leggere e scrivere, ma che non sanno rielaborare cognitivamente, comprendere, comunicare e discutere. Un dato questo che può rispondere a quelle dinamiche ‘denigratorie’ che spesso troviamo sulla rete, dove ad esprimersi sono dei narcisismi parlanti e incapaci di ascolto.

A questo si aggiunge un altro aspetto: anche i guru delle nuove tecnologie hanno smentito il mito secondo cui l’Intelligenza Artificiale potrà eguagliare l’intelligenza umana. Ma il problema non è quanto l’Intelligenza Artificiale sta crescendo a spese dell’intelligenza umana da un punto di vista tecnico, ma il problema è che cresce servendosi di ciò che l’umano mette in rete, assimilandolo. Tanto che l’intelligenza artificiale sarà preponderante entro il 2040 a fronte di una intelligenza umana che sarà la sua ancella”.

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I ragazzi, la scuola e ChatGPT

“Nell’ambito scolastico e universitario – continua Ercolani – si assiste ad alcuni fenomeni inquietanti. Il primo è la rassegnazione dei ragazzi ad utilizzare la propria intelligenza. Tutti, dal liceo all’università, se dai un compito che comporta uno sforzo creativo, vanno su ChatGPT, caricano il titolo del lavoro assegnato e se lo lasciano scrivere dalla AI, senza porsi alcun problema personale, perché è troppo forte la tentazione di una macchina che dispensa dalla fatica del pensare ed elaborare.

Altro aspetto che si nota sempre di più è una timidezza patologica. Questi ragazzi non sono più capaci di intervenire in pubblico, sono terrorizzati all’idea di fare una domanda, prendere la parola in mezzo ai ragazzi.

Fino a 10 anni fa io finivo le lezioni 20 minuti prima, per dare vita ad un dibattito con gli studenti. Oggi sono costretto a finire la mia lezione prima, facendo finta di andarmene, perché so che, una volta fuori dalla porta, avrò dietro di me una coda di studenti che vogliono farmi domande non sentiti da altri, perché hanno paura di essere derisi, di impappinarsi, di esporsi. Quando ho chiesto il perché ad una ragazza mi ha risposto che è abituata a parlare dietro uno schermo, nella sua cameretta e che quindi tutto ciò che è al di fuori dello schermo è da lei percepito come un pericolo”.

Ercolani: “Gli studiosi ci parlano della fine dell’empatia”

“Terzo aspetto – prosegue Ercolani -: si evidenzia un’assoluta difficoltà relazionale, perché sono abituati tutti ad essere profili connessi che è tutt’altra cosa dall’essere persone in relazione, che significa avere o acquisire capacità di ascoltare, entrare in empatia.

A questo proposito gli studiosi ci parlano della fine dell’empatia. Non solo nei ragazzi giovani, ma anche negli adulti. Ma una cosa paradossale che si sta manifestando è un aumento degli adolescenti che si iscrivono a Facebook. Il motivo? Perché sono i ragazzi che stanno cercando il dialogo con gli adulti e per trovarlo sono disposti anche ad iscriversi ad una piattaforma che prima consideravano per boomer. Questo significa che gli adulti sono i primi a non essere capaci di comunicare”.

Gli straordinari benefici dell’Intelligenza Artificiale

“Da un punto di vista tecnico ci sono benefici – continua il filosofo Paolo Ercolani -. Si sta facendo ricerca medica in modo più veloce di come si faceva una volta. Le grandi multinazionali hanno già annunciato la messa in commercio di vaccini contro i peggiori tumori che colpiscono l’umanità. C’è un mio amico ingegnere Domenico Prattichizzo, dell’Università di Siena, che mostra come i risultati che si ottengono nell’ambito della AI permettono di creare macchine di supporto a persone che hanno gravi disabilità. O, per esempio, c’è una app NeMO-MY VOICE che, grazie all’Intelligenza Artificiale, permette di regalare voce a persone affette da SLA a cui la malattia ha tolto la possibilità di comunicare con la propria voce”.

Le potenzialità delle tecnologie

“Il punto è dunque proprio questo – prosegue Ercolani -: ci troviamo di fronte ad una tecnologia straordinaria, dalle potenzialità incredibili che potrebbe contribuire a migliorare la vita di tante persone, ma il problema è che questa tecnologia soffre di due fenomeni: la politica non se ne occupa, è disinteressata, ignorante nel senso proprio del termine, e queste nuove tecnologie sono in mano esclusivamente alla realtà economica che mira al profitto e non al benessere collettivo. Sono due aspetti che rendono una tecnologia straordinaria un fenomeno che ci preoccupa”.

Le osservazioni sulla AI di Hinton e Bengio

“Non sono un filosofo apocalittico – ammette Ercolani -. E te lo dimostro citandoti due personalità Geoffrey Hinton, 75 anni, considerato il “padrino dell’Intelligenza artificiale” e Yoshua Bengio, tra i più importanti studiosi della AI generativa: uno si è dimesso da Google, dicendo di non farcela più a prendere uno stipendio faraonico in cambio dei silenzio per i pericoli connessi all’uso della AI e il secondo ha chiesto un anno di pausa, per riflettere su cosa stiamo facendo e dove stiamo andando. Lasciare che quesa tecnologia venga regolamentata solo dalle logiche commerciali ed economiche potrebbe essere pericoloso e se le denunce vengono da loro, forse non è valido il paradigma del filosofo apocalittico! Forse dovremmo prendere in considerazione una realtà che è anche preoccupante. Ma di questo dark side non se ne vuole parlare”.

Se la cantante non c’è più

“A proposito di ChatGPT mi viene da farti questo esempio. In questo momento una delle più famose cantanti cinesi si chiama Anita Miu – prosegue Ercolani -. Le sue canzoni stanno avendo un successo strepitoso. Peccato che è morta nel 2003 e a crearle è stato un programma di intelligenza artificiale. E lei non è l’unico caso. La domanda è dove finisce la creatività umana? Dove finisce una delle peculiarità dell’essere umano? Ma lo vediamo anche con i rapper e trapper: molti non sanno cantare e ci riescono solo grazie all’auto-tune, un software creato nel 1997 che manipola l’audio. Qualche mese fa finì sui giornali l’esperienza negativa di uno di loro a cui, durante il concerto, si è rotto l’auto-tune! Ma pensiamo anche allo sciopero ad Hollywood degli attori perché grazie all’intelligenza artificiale, volendo, si può avere in scena un attore anche scomparso! Insomma sembra che non ci sia più bisogno dell’essere umano!

Non voglio fare il reazionario, però sul pianeta terra abbiamo un problema. Se volgiamo che l’umanità sia il centro della nostra esistenza su questo pianeta difendiamo le peculiarità dell’umano, l’intelligenza, l’intelligenza emotiva, la capacità relazionale”.

Ercolani: “Come affrontare il tema del buon uso della AI? Incontrare i ragazzi nelle scuole”

“Credo che bisogna andare a raccontare queste cose ai ragazzi – continua Paolo Ercolani -. Quando vado nelle scuole, trovo dei ragazzi che rimangono a bocca aperta e si appassionano perché si rendono conto che si sta parlando di loro. Vedo ragazzi nelle scuole non apatici ma interessati, l’importante è parlare in modo semplice, solo così facendo i ragazzi comprendono il problema e ti inondano di domande. Spesso ho perso il treno perché erano talmente tante le loro domande da non poter andare via! Quindi torniamo a parlare con i ragazzi e non costringiamoli a iscriversi a Facebook per trovare una ‘relazione’ con gli adulti.

Poi vanno bene tutte quelle soluzioni che usano queste tecnologie per far capire che è un supporto, ma che non è la vita umana. Sicuramente è bello passare un’ora connessi a chattare, a condividere contenuti, ma è anche molto bello uscire con i propri amici e fare una partita di pallone o una passeggiata al mare. Oggi gli studi ci dicono che tra gli adolescenti stanno venendo fuori patologie mai viste: diabete, colesterolo, problemi cardiovascolari. Problemi connessi ad una vita sedentaria”.

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Paolo Ercolani: chi è

Paolo Ercolani nsegna Filosofia dell’educazione, Storia della filosofia e Teoria e tecnica dei nuovi media presso l’Università di Urbino. Si occupa di liberalismo e del passaggio epocale dalla società industriale a quella in Rete. Scrive per varie testate, tra cui “L’Espresso” e ha collaborato con “la Lettura” del “Corriere della Sera” e con Rai Educational Filosofia.

Fondatore e membro del comitato scientifico dell’Osservatorio filosofico, è autore di vari articoli e libri, tra cui, Il Novecento negato. Hayek filosofo politico (Perugia 2006); System Error. La morte dell’uomo nell’era dei media (Perugia 2007); La storia infinita. Marx, il liberalismo e la maledizione di Nietzsche (Napoli 2011); L’ultimo Dio. Internet, il mercato e la religione stanno costruendo una società post-umana (Bari 2012); Qualcuno era italiano. Dal disastro politico all’utopia della Rete (Milano 2013); Contro le donne. Storia e critica del più antico pregiudizio (Venezia 2016);  Figli di un io minore. Dalla società aperta alla società ottusa (Venezia 2019) e Nietzsche l’iperboreo. Il profeta della morte dell’uomo nell’epoca dell’intelligenza artificiale (Genova 2022). 

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Giornalista, Capo Redattrice di Economia dello Spazio Magazine,Economia del Mare Magazine,Space&Blue, Vivere Naturale Magazine.