Ezio Bussoletti: “Allarghiamo i nostri orizzonti spaziali”

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Intervista in esclusiva al Responsabile Scientifico del neonato Executive Master in Space Economy della Luiss Business School

Chi lavora in ambito aerospaziale in Italia molto probabilmente conosce il Professor Ezio Bussoletti, già vice presidente dell’ASI per cinque anni, Professore ordinario di Scienze e Tecnologie Spaziali presso l’Università Parthenope dal 1986 al 2016, ma soprattutto attento osservatore delle dinamiche del settore.

Noto anche per il suo carattere forte e schietto, che lui stesso ama rimarcare, il Professore è il protagonista di una nuova sfida formativa targata Luiss Business School: il primo Executive Master in Space Economy in Italia rivolto a professionisti dello spazio e delle tecnologie affini.

Un osservatorio privilegiato sulle competenze necessarie per affrontare l’evoluzione della Space Economy italiana.

Professor Bussoletti, perché questo Master? 
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“Questo Master nasce dal fatto che avendo io, come amo dire, fatto danni nel settore spaziale per oltre 42 anni e quindi avendo un certo nome e una certa esperienza, mi sono sempre più reso conto che in Italia è necessario fare un po’ di chiarezza nella Space Economy. Per di più una serie di realtà istituzionali importanti da tempo mi avevano chiesto se volevo occuparmi di una cosa del genere, perché se ne sentiva la mancanza nel nostro Paese, se confrontato con l’esplosione che sta avendo il settore nel suo complesso e ho accettato assolutamente con molto piacere perché trovavo la cosa estremamente interessante.

Bisognava innanzitutto cercare un partner per la parte economica e la Luiss Business School in questo senso rappresentava una garanzia. È una realtà qualificata a livello internazionale, quindi era un perfetto connubio fra il mio know how e i miei rapporti istituzionali, scientifici nazionali e internazionali, con quelli della Business School e ci tengo a dire che abbiamo messo insieme e in gioco la nostra credibilità professionale. 

Il passo successivo era individuare che tipo di persone fare partecipare al Master; a questo punto la cosa più logica è stata andare a parlare direttamente con le realtà istituzionali che potevano essere interessate a trarre da questo tipo di iniziativa dei risultati positivi. Ho quindi parlato con i massimi responsabili della Difesa, di tutte e tre le forze armate, con le più importanti realtà dell’industria e con le più importanti realtà dei centri di ricerca e delle università. Quindi la cosa nasce, avendo concordato gli interessi comuni di formazione, avendo individuato i temi necessari da mettere nel programma del master. 

Il fatto importante è che il nostro non era e non è un master per giovani neolaureati, stiamo pensando anche a costruire una versione di questo tipo, ma nasce per migliorare il know how complessivo di persone che già hanno una esperienza professionale direttamente nello spazio o in ogni caso in tecnologie legate per qualche maniera allo spazio. 

E il successo è stato strepitoso, perché quando in settembre abbiamo presentato questo master, abbiamo avuto l’onore di avere ospiti rappresentanti di altissimo livello, che hanno poi inviato il loro personale e con i quali c’è anche un accordo di collaborazione, che va considerato ovviamente come una sorta di endorsement da parte loro. Il master ha una durata di circa 8 mesi, finirà in giugno e il prossimo anno invece di partire a novembre perché era il primo, cercheremo di farlo partire in ottobre”.

Qual è stato il riscontro da parte dei partner e degli iscritti?

“Abbiamo avuto da subito un grosso successo, con ben 22 iscritti. Tra l’altro, non ci sono molti master executive della Luiss con numeri così alti, quindi questa è un’ulteriore certificazione dell’interesse che si è creato; poi se riusciremo nell’obiettivo lo vedremo alla fine di questo primo anno, perché come tutte le cose, potrà essere anche migliorato, aggiustato, integrato. 

Tra i partner abbiamo Thales Alenia Space e Airbus Space che hanno risposto tutti e due inviando personale o finanziando borse di studio. Altre aziende giustamente, stanno un attimo aspettando il follow up di questo primo master per vedere se rappresenta per loro un eventuale interesse. Sono presenti ancora in rappresentanza dell’Accademia, una serie di docenti. Poi abbiamo il CIRA, altra realtà molto importante. Ed Enea, che è un altro degli enti che si sta occupando di spazio in maniera notevole nel contesto delle sue competenze istituzionali. La fortuna di questo master è che, essendo io non di primissimo pelo, ma avendo parecchi anni e avendo navigato fra tutte queste realtà, ASI, NASA, ESA, ho quello che i francesi chiamano un carnet d’adresses tale da poter chiedere a tutta una serie di amici di partecipare come docenti e di contribuire al successo dell’iniziativa. 

Tra questi 22 partecipanti, ce ne sono anche due di provenienza Avio, quindi veramente abbiamo chiuso il cerchio.

Tra l’altro devo dire che la cosa che mi fa molto piacere è che gli iscritti al Master sono stati scelti non con una logica che spesso viene adottata, del doverlo fare per un favore o per non offendere qualcuno. No, qui c’è gente estremamente motivata, scelta volutamente, perché già nell’ente dove lavora è motivata ed è molto qualificata, perché è un investimento che ciascuna delle Istituzioni ha assunto nei confronti di se stessa e delle persone che ha mandato”. 

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Gli studenti del Master insieme al prof. Ezio Bussoletti e alla Prof.ssa Alexia Massacand
Ci racconta qualcosa sui docenti?

“La qualità dei docenti è un’altra altra cosa che qualifica particolarmente questo master. Ho il grosso vantaggio di poter avere la crema a livello nazionale e internazionale, persone che i partecipanti raramente avrebbero potuto frequentare, conoscere e con i quali interagire, mentre viceversa, il vantaggio di questo master per chi ci partecipa è che gli permette di essere a diretto contatto con queste persone che vengono a parlare, per una testimonianza oppure per tenere lezioni specifiche su vari temi.

L’altra cosa importante è che, oltre ai docenti di altissima qualità, abbiamo una serie di testimonianze: dai capi dei direttorati dell’ESA in cui abbiamo ricominciato a contare un minimo, spero di avere, se non direttamente, ai due Ministri di settore almeno testimonianze di figure istituzionali che lavorano con loro ad alto livello, perché io non dimentico mai di ricordare a tutti che lo spazio è duale intrinsecamente e quindi bisogna considerare sia la parte civile e la parte di sicurezza.

Avremo e abbiamo avuto molte persone di altissimo livello. È già venuto a parlare l’AD di TASI Massimo Comparini, verrà presto l’AD di Airbus Italia Milena Lerario, verrà a parlare la Presidente del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio Cristina Leone accompagnata da Presidenti dei Distretti regionali più importanti, verranno a parlare i responsabili delle più importanti società italiane più piccole che si occupano di spazio, ha già parlato il Segretario Generale di AIAD Carlo Festucci per dare un quadro complessivo. Insomma è una cosa buona e giusta operare in questo modo perché sennò sarebbe stata un’ennesima iniziativa non seria e vuota di contenuti reali.

Abbiamo anche ospitato le lezioni sulle attività ONU grazie a una delle persone più esperte del settore Clima-SDGs-Spazio, la Prof.ssa Alexia Massacand, che ha diretto anche per 10 anni il programma scientifico dell’organismo internazionale GEO, il Gruppo Intergovernativo sulle Osservazioni della Terra”.

Quali competenze vengono implementate nel Master?

“Con questo master offriamo a persone già coinvolte nel settore spaziale, una integrazione di competenza e un allargamento di orizzonti. 

Quello che si vede nelle università, politecnici o altro, anche nel passato, sono corsi tecnici, più o meno qualificati, ma piuttosto verticali, il che determina essenzialmente la continuazione della formazione in termini, appunto, verticali.

Quella che invece sempre di più si nota essere una figura estremamente necessaria, perché già c’è in altri Paesi nostri competitori, è quella di esperti che siano in grado di avere una visione che integra la parte tecnica con la parte economica e quindi in grado di dare risposte, di dialogare fra le zone verticali delle singole aziende e di permettere, come abbiamo sempre detto, questo ponte fra due realtà che non sempre dialogano in maniera corretta. Possiamo dire che facciamo crescere il classico Mister Wolf dello spazio, cioè un qualcuno che se c’è un problema viene chiamato ed è in grado di fare, almeno inizialmente, una valutazione tecnico-economica e quindi in grado di poter suggerire una soluzione per risolvere questo problema”. 

Il Master quindi risponde ad un cambiamento che sembra essere in atto nella Space Economy globale?
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“Oggettivamente, siccome è finito il ruolo cardine e monopolistico dello Stato nello spazio, la visione del privato cambia drasticamente e ha cambiato complessivamente il paradigma e il sistema di riferimento entro cui si sta lavorando. L’esempio classico è stato Elon Musk con il suo Space X. Se visto all’indietro, guardando a come funzionava la NASA e la stessa ESA 20 anni fa o 15 anni fa, tutti sarebbero inorriditi al solo pensare che qualcuno avrebbe potuto fare anche in termini di sicurezza, di controlli, qualità, eccetera quello che per Musk oggi è una cosa banale. Se c’è qualcosa che non va o si rompe, lo sforzo massimo va sui materiali e le strutture per vedere fino a dove possono reggere, fino a dove si spezzano e poi dopodiché con il risultato della failure, che a questo punto diventa un Case History importante, si comincia a cambiare le cose. 

Le competenze che vengono alimentate in questo master sono quelle manageriali, ma collegate a quelle tecniche, cosa molto importante. In questo master inoltre, ho tenuto particolarmente, a inserire un training comportamentale e di public speaking. Perché se c’è una categoria di persone che non sanno scrivere o non sanno parlare, queste sono spesso i tecnici e quindi una delle cose classiche che gli insegniamo è come fare una presentazione in cui in 20 minuti devi spiegare qualcosa a qualcuno, in genere suo superiore gerarchico, che deve assumere una decisione su quello che stai proponendo”. 

Quali sono gli altri punti di forza del Master?

“Fra le varie attività, oltre alla parte tecnica e di public speaking, diventano molto importanti due funzioni fondamentali:

1. avere anche la testimonianza di gente di successo nei singoli settori che racconta il come, il perché e quindi questo master offre una fotografia dell’up to date; 

2. la possibilità di avere accesso a informazioni, documenti e altro di primo livello e in tempo reale, ma anche quella di imparare come gestire l’informazione ricevuta, che diventa uno strumento di lavoro considerevole. Perché se assumo un certo ruolo nella mia organizzazione, grazie anche alla partecipazione a questo master, attingo a una serie di link nazionali e internazionali, che mi permettono di avere facile accesso a cose che, come dico ridendo insieme con i partecipanti, voi umani nemmeno potete immaginare, che è quello poi che è un po’ la forza di gente che deve fare questo tipo di lavoro”.

Il Master che contributo pensa possa dare alla Space Economy italiana, oltre alla formazione dei suoi studenti?

“Questo Master diventerà e sta diventando non l’unico perché sarebbe presuntuoso, ma uno dei potenziali strumenti di supporto allo sviluppo della Space Economy nazionale. 

Siccome molto spesso, anche chi ne fa parte del settore non ha chiara la complessità della realtà spaziale nazionale, noi proviamo a fargliela toccare con mano.

Non a caso, è venuto a parlare da noi anche il Generale Cipelletti, il Capo Ufficio Generale Spazio dello Stato Maggiore della Difesa, cioè il Capo dell’Ufficio di coordinamento della Difesa per lo spazio nella sua globalità. 

Per dare un’idea, con molto piacere siamo stati invitati dal direttore del COS (Comando Operazioni Spaziali) il generale Luca Monaco che ha invitato industrie, enti di ricerca e Accademia, chiedendo che tipo di aiuto possiamo dare loro nell’operazione Space Provider. Grazie al master abbiamo mostrato che noi  possiamo essere un elemento di supporto e di aiuto; stiamo costruendo una realtà in grado di rispondere in maniera qualificata e rapida a una serie di avvenimenti e noi abbiamo dato un supporto soprattutto su due livelli differenti: da una parte una formazione che è qualcosa che manca ancora, per i motivi che ho detto prima, e poi anche sotto il profilo tecnico-scientifico, per quelle che sono le nostre competenze che possiamo mettere a disposizione, sulle attività che in questo centro  stanno realizzando.

Abbiamo portato gli studenti per esempio a Vigna di Valle dove hanno visto che cos’è il Sicral e come viene gestito negli interessi della sicurezza del nostro Paese. Andremo a visitare Thales Alenia Space, perché stanno realizzando adesso due Sentinel e quindi li portiamo a vedere che cosa fanno, come li fanno, che cos’è una Camera pulita.

Nei giorni scorsi è venuto Roberto Vittori che ha spiegato tutta una serie di cose, dando un quadro dello Space economy statunitense basato sulla sua esperienza non solo come astronauta, ma come persona che è stata oltre 10 anni a Washington a rappresentare l’Italia. Fondamentale anche è stata la partecipazione della Vice Segretaria Generale della Difesa, la Dott.ssa Luisa Riccardi, che ha presentato il quadro normativo dell’evoluzione della governance spaziale del nostro paese dalla nascita dell’ASI sino ad oggi. 

Io ai partecipanti del master sto dando una idea di che cosa succede in Francia. Poi avremo un’ospite per raccontarci cosa accade in Germania e altri ospiti per presentare diverse realtà di nostri competitori incluso l’intervento del rappresentante NASA in Europa. 

La cosa di cui mi vanto è che siamo in grado di poter offrire la migliore informazione, non soltanto scritta, ma la migliore informazione operativa, sempre molto aggiornata. In molti casi toccando con mano quello che viene realizzato e soprattutto incontrando coloro che le cose le realizzano”.

Qual è il suo punto di vista sullo sulla Space Economy italiana oggi e in prospettiva? 

“Io vedo la situazione nazionale in maniera estremamente positiva. Voglio essere molto franco: siamo usciti da un periodo degli ultimi 8 anni pesante, che definirei, venendo da un paese del Sud, molta ammuina e poca sostanza, per non dire di peggio. Eravamo diventati lo zimbello internazionale, con personaggi che Sciascia avrebbe definito dei QUAQUARAQUÀ. Per fortuna sono cambiate le cose. Abbiamo finalmente un’agenzia che si sta rimettendo in sesto. Una serie di personaggi inventati sono scomparsi o stanno piano piano scomparendo. È un fatto positivo; dal punto di vista della governance ci sono ancora cose da fare, ma sicuramente stiamo andando nella direzione giusta. L’Agenzia Spaziale Italiana si sta riassestando, perché sia il Presidente Valente che il Direttore Generale Salamone sono persone serie e preparate e quindi questo garantisce il funzionamento di un ente che precedentemente non funzionava. 

Il secondo punto è che qui bisogna lavorare per il Paese e, grazie a Dio, stiamo cominciando a farlo veramente: abbiamo il vantaggio che il Consigliere Militare del Presidente del Consiglio è una persona seria, efficace e preparata. Negli ultimi 10-12 anni, non è sempre stato così. Abbiamo una Presidente del Consiglio che si interessa al tema. Abbiamo un Ministro come Autorità Delegata che fa quello che deve fare. Abbiamo un’industria forte. 

C’è anche un globale sistema di rapporti con i nostri competitors che si sono resi conto anche loro che la situazione sta cambiando e sta cambiando in meglio. 

Stiamo pagando una serie di errori vergognosi che ci portano ad aver perduto la Direzione generale dell’ESA, che invece, secondo una regola non scritta ma sempre rispettata, nella rotazione fra i tre Paesi che finanziano maggiormente l’ESA, sarebbe dovuta toccare all’Italia. Purtroppo una serie di scelte imbarazzanti, ha fatto sì che non siamo stati in grado di produrre un nome adeguato. Abbiamo perso per 8 anni questa possibilità e non sarà facile recuperare, perché mentre prima c’era la norma non scritta della rotazione, adesso che noi stessi abbiamo fatto saltare questa regola, non c’è nessun motivo perché alla fine degli altri quattro anni del mio amico Josef Aschbacher, l’Italia pretenda che la carica spetta a noi. Questo perché qualunque Paese può indicare il proprio candidato e bisognerà votare non più condizionati dalle iniziali regole storiche. Adesso abbiamo l’unica potenziale giustificazione solamente se avremo un candidato che abbia un curriculum serio, non inventato e che dimostri di saper fare quanto è necessario per essere un Direttore Generale dell’ESA credibile e capace”.

Come reputa la situazione italiana a livello tecnologico, industriale, di ricerca?

“L’Italia è uno dei pochi Paesi, anche se sta crescendo il numero di quelli in grado di farlo, ad avere l’intera filiera spaziale, dal ground fino al lancio e alla messa in orbita di satelliti.

Su alcuni punti siamo decisamente leader. Sulle osservazioni della Terra lo siamo da sempre. Non dimentichiamo mai che Cosmo-Skymed è uno dei più grandi successi scientifici e tecnologici del settore e porta tanto di bandiera italiana e del nome di Giovanni Picardi che è stato il professore che si è inventato questa tecnologia e l’uso di questa tecnologia. 

Qual è il problema? Forse che anche qui errori di scelte strategiche industriali nel remoto passato hanno fatto sì che nella realtà, l’Italia sia in un certo senso in una posizione minoritaria ridotta rispetto alla Francia negli accordi di azionariato su, per esempio, Thales Alenia Space. Ma se lei va a vedere poi i bilanci, mentre la parte italiana è in grande espansione, quella francese lo è molto meno. 

La domanda forse da porsi però è un’altra”.

Quale?

“È perché l’Europa ancora oggi, e temo ancora per un po’, non ha un lanciatore proprio che sia commercialmente valido. Seconda domanda: Ariane è ancora un lanciatore commercialmente valido o è oramai fuori mercato visto come è cambiato il panorama con l’ingresso dei privati? Terza cosa: siamo proprio sicuri che ci sia globalmente così com’è un futuro anche per il nostro lanciatore Vega? Oppure dobbiamo cominciare a pensare che bisogna forse cambiare qualcosa per competere alla pari con altri Paesi? Ultima domanda: andiamo a vedere quante sono le società che sempre più stanno cominciando a esplodere in Europa per realizzare nuovi vettori, buona parte dei quali col primo stadio riutilizzabile. E chiediamoci un po’ di cose…”.

Qual è la sua opinione sulla recente Missione Axiom-3?
Bentornato sulla Terra Villadei AXiom-3
Walter Villadei

“È un’ottima missione che ancora una volta ha aperto un nuovo canale di utilizzazione dello spazio, che è il canale commerciale. Io non sono molto favorevole al turismo spaziale, ma si andrà anche in quella direzione. Quello che è importante è comunque che c’è un mercato che si sta aprendo, è importante che l’Italia ci sia fin dall’inizio. E speriamo anche che si possa svolgere dei ruoli sempre più strategici, ma come mai è nel momento in cui è stata creata Axiom, oltre alle altre, Virgin Galactic eccetera, che hanno deciso di cominciare a muoversi? D’altronde è anche ovvio che sempre di più, oramai, lo spazio non è soltanto quello. Per cui è nata una competizione politica fra blocchi politici essenzialmente antitetici dove il traino fondamentale di tutto è essenzialmente il business. Si va sempre di più nello spazio per poter arrivare rapidamente a sfruttare tutto ciò sulla Terra piano piano diventerà sempre più ridotto: dalle terre rare ai metalli preziosi, eccetera, che presumibile troviamo sulla sugli asteroidi, poi su Marte e così via. Ma questo è normale. E per certi versi meno male che sono arrivati anche i privati, così almeno il processo si è velocizzato”. 

Per maggiori informazioni sul Master: https://businessschool.luiss.it/master-space-economy/

Giornalista , specializzata in  Economia dello Spazio , in Economia del Mare e  in Mindfulness - istruttrice MBSR. Dal 2004 si occupa di Aerospazio e dal 2011 di Economia del Mare . Dirige Economia dello Spazio Magazine e Economia del Mare  Magazine oltre a seguire le relazioni istituzionali ed esterne in  questi settori per importanti stakeholders.