Spazio e Mare : l’editoriale della Direttrice Roberta Busatto
Di fronte a due poli produttivi interagenti tra di loro, così orientati a rendere pienamente operativo un terzo ambito – da space and blue a spaceblue – che già vede l’Italia proiettata verso nuovi e innovativi scenari non solo di carattere tecnologico, ma anche economico e culturale (in quanto secolarmente depositaria di cognizioni, notizie e applicazioni che hanno guidato la storia del mare e influenzato l’evoluzione di quella della spazio), resta ancora in bilico il versante della piena interoperabilità e della definizione di un piano strategico nazionale.
Il convegno – “Space & Blue. Economia dello Spazio e del Mare: Interconnessioni Made in Italy” (Roma, 24 novembre 2023) – si è rivelato più che una traccia di lavoro, ma, soprattutto, il censimento delle cose da fare a breve, mettendo insieme, sotto la guida del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, competenze già ampiamente maturate, oltre che proiettate su obiettivi che l’Italia può candidarsi a raggiungere.
Il Ministro Adolfo Urso
“Il futuro del sistema produttivo italiano si gioca sulla capacità di vincere le nuove sfide legate alla trasformazione tecnologica e green che l’Italia è chiamata ad affrontare. Ci troviamo – ha commentato Urso – in una nuova era di espansione dei limiti geografici dell’esperienza umana, dove la colonizzazione del mare e dello spazio costituiscono una grande opportunità economica. Come Mimit siamo al lavoro su tre collegati alla legge di bilancio, di cui uno dedicato, appunto, alla Blue Economy, uno alla Space Economy e uno alle nuove tecnologie abilitanti. Guardiamo con grande attenzione alla cantieristica, alla robotica marina, alle biotecnologie blu, alle energie rinnovabili marine e allo sviluppo di tecnologie sostenibili per lo sfruttamento di risorse abiotiche marine, perché avranno un ruolo di prim’ordine per l’industria”.
Il Ministro Nello Musumeci
Il ministro Musumeci ha subito chiarito che “spazio e mare sono due sfide che l’Italia deve sapere affrontare e vincere nei prossimi anni, se vuole assumere una leadership nel bacino euro-afro-asiatico, con innegabili ricadute sul piano economico ed occupazionale”. È importante, quindi, “definire – ha specificato Musumeci – nel tempo più breve possibile una bozza di piano strategico. Tanto le categorie dello Spazio che quelle del Mare devono mettersi in movimento per promuovere ed accentuare le interconnessioni esistenti, riuscendo a stimolare profitto dalle esperienze e dalle eccellenze italiane di centinaia e centinaia di aziende che si sono già affermate in questi settori con il contributo prezioso della nostra comunità scientifica e tecnologica”.
Le due sfide
Riflessioni e analisi si sono succedute su due aree strategiche (spazio e mare), prendendo in considerazione il presupposto che è indispensabile avviare fin da subito azioni congiunte in termini di applicazione industriale e di servizi per rendere operative le più varie interconnessioni in grado di stimolare alleanze tra imprese che operano in questi due comparti sempre più indispensabili all’economia del Sistema-Italia.
Spazio e Mare – è apparso ben chiaro – diventano le due sfide che l’Italia deve sapere affrontare e vincere nei prossimi anni, se vuole assumere una vera e propria leadership nel bacino euro-afro-asiatico e mediterraneo (per cominciare) ma anche in altri ambiti strategici rilevanti: la frontiera artica del Polo Nord, per esempio, resta un obiettivo che può rendere l’Europa più attiva e proponente di quanto sia stata finora.
Le cifre in ballo non sono secondarie. L’Economia del Mare – secondo i dati dell’XI Rapporto Nazionale di Unioncamere – contribuisce in maniera più che significativa alla costruzione del nostro Pil. Il valore aggiunto prodotto è pari a 52,4 miliardi di euro, che hanno attivato ulteriori 90,3 miliardi negli altri settori economici fino a traguardare il valore aggiunto complessivo di 142,7 miliardi di euro (8,9% del valore aggiunto prodotto dall’intera economia nazionale) e con oltre 913.000 addetti in 228.190 imprese.
Come pure è da ricordare il profilo strutturale delle numerose aziende che operano nella galassia più prettamente spaziale, esprimendo vere e proprie eccellenze capaci di imporsi sugli svariati ambiti globali del mercato di riferimento. Anche in questo specifico caso siamo in presenza di fatturati che valutati in maniera aggregata raggiungono la somma di diverse centinaia di milioni di euro.
Oggi l’Economia dello Spazio – secondo i dati dello Space Economy Report di Euroconsult – a livello mondiale si attesta intorno a 464 miliardi di dollari (2022). Si stima che il mercato spaziale globale raggiungerà oltre i 737 miliardi di dollari entro un decennio. L’Italia attualmente può contare su una struttura di base importante di imprese ed è leader in molti programmi europei e internazionali.
Su questa pragmatica base di riferimento restano primari alcuni obiettivi che devono porsi al centro del piano strategico: strutturare un dialogo costante tra i principali attori dello Spazio e del Mare; avviare un percorso comune stimolando gli attori pubblici e privati; disegnare e mettere in campo un ambito molto più caratterizzato di quello attuale nell’area produttiva spaceblue con i canoni sostanziali del Made in Italy per favorire l’incontro tra progetti di ricerca coincidenti con quelli industriali in via di realizzazione.
Se si parte dagli evidenti parallelismi già in essere e dalle reciproche esperienze che nel tempo hanno portato l’Italia a giocare un ruolo importante nei due settori, risulta indispensabile provare a individuare linee di sviluppo comuni per facilitare l’interazione di entrambi i domini e per fare tesoro di quanto già è stato fatto in questi ultimi anni.
È questa la sfida che occorre portare avanti e, naturalmente, vincere insieme.
Le interconnessioni Space&Blue
Sono numerosi gli spunti e le suggestioni emerse dal dibattito del primo Forum Space&Blue, che evidenziano le interconnessioni già esistenti e potenziali tra l’Economia dello Spazio e l’Economia del Mare italiane.
Alcune più evidentemente riguardano le tecnologie (satelliti, robotica, droni, radar) e le loro applicazioni (telerilevamento, navigazione satellitare, telecomunicazioni), con particolare riferimento alla sostenibilità e alla connettività.
Il dominio subacqueo è apparso, evidentemente, quello di maggiore integrazione sia in ambito di studio e ricerca tecnologica che di applicazione industriale, mettendo in luce anche le ricadute in termini di sicurezza nelle strategie nazionali sopra e sotto il mare. Interessante anche il filone legato allo sfruttamento delle terre rare nei domini dello Spazio e Underwater.
Sono emersi, inoltre, spunti interessanti che hanno riguardato più genericamente il tessuto narrativo, normativo ed economico del nostro Paese.
Tra questi evidenziamo: la scarsa consapevolezza nazionale della rilevanza delle due Economie per l’Italia, l’esistenza di una fitta rete sparsa lungo tutto il territorio nazionale di PMI in stretto dialogo con le grandi industrie in entrambi i settori, la volontà di sistematizzare il quadro normativo nei due domini (con il Piano del Mare appena varato e la futura Legge sullo Spazio), la necessità di lavorare su una più omogenea osservazione dei dati economici (processo già in atto nell’Economia del Mare con il consolidato e riconosciuto Rapporto Nazionale di Unioncamere).
I due Ministri, le autorità militari, le istituzioni civili, i Cluster e le imprese hanno tracciato insieme un percorso affascinante e al tempo stesso concreto, che continueremo a seguire con attenzione nei prossimi mesi.
Giornalista, specializzata in Economia dello Spazio, in Economia del Mare e in Mindfulness - istruttrice MBSR. Dal 2004 si occupa di Aerospazio e dal 2011 di Economia del Mare. Dirige Economia dello Spazio Magazine e Economia del Mare Magazine, oltre a seguire le relazioni istituzionali ed esterne in questi settori per importanti stakeholder.