L’Unione Europea e lo Spazio

Unione Europea e lo spazio

Riparto di competenze con gli Stati e politiche comunitarie

L’Unione Europea ha compiuto negli ultimi anni significativi investimenti in termini di risorse umane e finanziarie per sviluppare il suo accesso allo spazio e quello degli Stati membri.

Le politiche spaziali comunitarie sono diventate lo strumento per incrementare nel contempo la crescita finanziaria interna e l’autonomia strategica dell’UE a livello internazionale, anche per la presenza di Stati membri estremamente interessati a tale settore (Germania, Italia e Francia su tutti) per gli effetti benefici che ne conseguono sul piano tecnologico ed economico a livello domestico.

La competenza UE sullo spazio extra-atmosferico

L’art. 189 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU) definisce l’ambito delle competenze dell’Unione Europea in materia spaziale e stabilisce, in particolare, che al fine di promuovere il progresso scientifico e tecnico, la competitività industriale e l’attuazione dei suoi obiettivi politici finali, l’Unione elabora una politica spaziale europea.

A tale fine, può promuovere iniziative comuni, sostenere la ricerca e lo sviluppo tecnologico e coordinare gli sforzi necessari per l’esplorazione e l’utilizzo dello spazio.

Tale norma è stata emendata dal Trattato di Lisbona del 13.12.2007, entrato in vigore l’1.12.2009 che, pur non modificandone sostanzialmente il contenuto, ha ribadito il diritto degli Stati membri di intraprendere autonomamente programmi ed attività di natura spaziale.

L’Unione può realizzare quanto previsto dall’art. 189 secondo le procedure legislative ordinarie, con il limite di non poter procedere ad alcuna armonizzazione delle leggi e regolamenti degli Stati membri, come disposto dal paragrafo 2 della norma; può, inoltre, stabilire ogni utile collegamento con l’ESA.

L’articolo 4, par. 3, statuisce che nelle aree (Titolo 19, che include l’art. 189) ove l’Unione ha competenza per condurre azioni e definire ed implementare programmi, l’esercizio di tale competenza non può precludere agli Stati membri di esercitare la loro; da tali disposizioni (le uniche dei Trattati, in tale materia, tranne un riferimento marginale contenuto all’art. 13 del TFEU) in materia spaziale, si evince chiaramente che non sussistono i presupposti per una dichiarata e concreta armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri e che in esse non è indicato alcun specifico riferimento a questioni di sicurezza nell’ambito degli affari spaziali.

Si tratta, quindi, di una norma che stabilisce una competenza che si colloca tra quelle di tipo concorrente e di sostegno, definita anche parallela e diretta a salvaguardare un bilanciamento di poteri tra gli Stati membri e l’Unione, con un valore soprattutto politico (il regime in materia di competenza definito agli articoli 2-6, prevede che essa possa essere di natura esclusiva, concorrente – inclusa quella parallela – o di supporto).

A tale proposito, occorre evidenziare che costituisce principio fondamentale del Trattato, che l’UE possa agire soltanto nei limiti della competenza che i Paesi che ne fanno parte le hanno conferito mediante i Trattati (art. 5).

In tal modo, da una parte, si è consentito, sia all’UE che agli Stati membri, di legiferare in tale settore; dall’altra, le prerogative e sovranità di questi ultimi sono rimaste inalterate da tale concorrente competenza.

Il diritto dello spazio copre anche aspetti, soprattutto regolamentari, in aree al di fuori del suo specifico ambito di applicazione (anche a causa della intrinseca possibilità di duplice utilizzazione delle tecnologie spaziali).

Nonostante quanto previsto al paragrafo 2 dell’art. 189 del Trattato, alcune disposizioni hanno, peraltro, un contenuto sufficientemente ampio da poter armonizzare alcuni aspetti normativi delle legislazioni interne (ad esempio, in materia di sicurezza militare).

Tale norma, tuttavia, pone non solo considerevoli problemi da un punto di vista costituzionale, ma anche di natura pratica, poiché l’assenza di una compiuta armonizzazione in una materia così delicata, preclude in qualche modo la piena competitività e l’operatività dell’intera Unione e crea potenziali conflitti di competenza; ancora di più, considerate le numerose aree di applicazione in materie ove vi è competenza esclusiva europea (ad esempio, politica commerciale), rispetto ad altre (misure che restringono o controllano l’esportazione di prodotti aventi uso duale o in materia di sicurezza), ove è concorrente o di titolarità degli Stati membri.

Ad esempio, la Space Strategy, così come altri analoghi documenti, in particolare lo Space Traffic Management Communication, sono stati attuati con una ampia gamma di misure, pur prevalentemente di coordinamento e di cooperazione in termini di soft law.

Tali questioni sono destinate ad aumentare per effetto della sempre maggiore presenza dell’industria spaziale privata e l’adozione di interventi normativi in materia finanziaria, contrattuale, difesa e sicurezza, soggetti a diversi ambiti di competenza nel diritto europeo; è stato, a tale riguardo, evidenziato da diversi studiosi che, pur non essendo prevista nei Trattati istitutivi una competenza esclusiva in materia spaziale a favore dell’Unione, quest’ultima deve necessariamente sviluppare una politica comune in tale settore in quanto funzionale alle altre competenze ed attività dell’UE, soprattutto in ambito industriale e commerciale.

Gli aspetti di natura giuridica in materia di conflitto di competenza, che conseguono alla adozione di norme comunitarie, possono sorgere anche nell’ambito dei rapporti con l’Agenzia Spaziale Europea, organo al quale viene fatto raro riferimento nelle norme in materia spaziale.

Nel quadro legislativo europeo, l’atto giuridicamente più rilevante è attualmente costituito dal Regolamento 2021/696 il c.d. Space Regulation, adottato il 28.4.2021, che istituisce il nuovo programma spaziale dell’Unione e dell’Agenzia dell’Unione Europea per il programma spaziale (EUSPA) abrogando i precedenti Regolamenti UE n. 912/2010, n. 1285/2013, n. 377/2014 e la decisione n. 541/2014/UE; tale atto traccia le linee e la governance del nuovo programma spaziale europeo per gli anni dal 2021 al 2027, pur riaffermando nel Preambolo i limiti della competenza degli organi comunitari.

Il programma, entrato in vigore l’1.1.2021, semplifica il quadro giuridico complessivo ed il sistema di governance dell’UE, raggruppando in un unico contesto i programmi dell’UE già avviati quali Copernicus, Galileo ed Egnos.

È stato rilevato che, mentre gli Stati membri dell’UE hanno ratificato i più rilevanti accordi internazionali in materia spaziale, l’Unione Europea non ha aderito e quindi accettato le obbligazioni derivanti dalla Convenzione in materia di salvataggio, dalla Convenzione sulla responsabilità e dalla Convenzione sulla registrazione, a differenza dell’ESA e delle altre organizzazioni internazionali europee EUMETSAT (European Organisation for the Exploitation of Meteorological Satellites) e EUTELSAT (European Telecommunication Satellite Organisation).

Proprio per colmare tale lacuna, il Regolamento n. 2021/696 prevede che la Commissione dovrà esplorare la possibilità di accettare i diritti e le obbligazioni previsti dagli accordi internazionali, formulando, se necessario, proposte appropriate.

Poiché,  in base al regolamento n. 2021/696, l’UE sarà il legittimo titolare di tutti gli assets creati o sviluppati in base ai componenti del Programma (art. 9), l’accettazione di tali obblighi riveste notevole importanza, sia legale che politica, anche nell’interesse degli Stati membri: difatti, mentre la proprietà dei beni non costituisce un criterio decisivo nel diritto internazionale per il sorgere di diritti ed obbligazioni, i Trattati in materia di spazio extra-atmosferico fanno espresso riferimento alla giurisdizione ed al controllo sugli oggetti spaziali, il cui presupposto è la loro registrazione.

Si tratta, quindi, di una questione che l’UE dovrà affrontare quanto prima, considerata la sua rilevanza nella amministrazione ed implementazione del Programma Spaziale dell’Unione.

L’Agenzia  Spaziale Europea (ESA)

L’attuazione delle politiche comunitarie richiedeva uno strumento operativo in grado di agire sul piano della capacità finanziaria mediante la raccolta di fondi in larga scala e di supporto, anche tecnologico, agli Stati membri.

L’organo deputato a tali funzioni è l’ESA, con sede a Parigi, costituita con la Convenzione dell’ESA del 1975, quale risultato della fusione tra due preesistenti organizzazioni che si occupavano di spazio, ESRO (European Space Research Organisation) e ELDO (European Launcher Development Organisation) e con attualmente 22 Stati membri (ed altri associati o in accordi di cooperazione) che non coincidono esattamente con quelli dell’Unione (ad esempio il Regno Unito, la Svizzera e la Norvegia).

L’ESA opera mediante strutture operanti in tutto il territorio europeo, compresa l’Italia, ove è ubicato l’ESA Centre for Earth Observation (ESRIN),  con sede in Frascati, che gestisce i segmenti  terrestri ed i satelliti, anche  di terzi soggetti, di osservazione della Terra.

Si tratta, quindi, di una organizzazione intergovernativa internazionale indipendente dall’Unione Europea, ma che opera, in cooperazione con essa, per la realizzazione dei programmi spaziali.

L’esigenza di un sempre maggiore coordinamento tra tali due entità, anche al fine di evitare il sovrapporsi di competenze in relazione ad attività comuni, è stata sempre avvertita, tanto che nel 2004 era stato raggiunto un accordo quadro tra i due organi (ESA/UE Framework Agreement), basato su principi di efficienza e reciproco beneficio, al fine di evitare inutili duplicazioni di sforzi e di perseguire un coerente e progressivo sviluppo della politica spaziale europea nel suo insieme.

Il coordinamento tra l’Agenzia, gli Stati membri e l’UE, ha consentito a quest’ultima di gestire le politiche spaziali comunitarie, il cui primo documento di natura formale può essere fatto risalire al Maggio del 2007, adottato al IV Space Council UE – ESA che stabiliva le linee guida della policy comunitaria (Resolution on the European Space Policy – ESPI) (lo Space Council è una riunione a cadenze regolari, concomitante rispetto ai Consigli dell’UE e dell’ESA, preparata dai rappresentanti degli Stati membri nell’High-level Space Policy Group (HSPG), struttura che coordina le attività congiunte di queste due organizzazioni).

Allo stato attuale, l’Agenzia (che è priva di poteri legislativi, ma è dotata di autorità normativa indiretta) è impegnata nel coordinamento e sviluppo dei programmi faro Copernico, Galileo e Egnos, operando con un budget finanziato dai suoi Stati membri, dall’Unione e da contributi di soggetti terzi.

Tali progetti vengono realizzati in cooperazione con un altro ente, l’EUSPA (European Union Agency for the Space Programme), con attuale sede in Praga, alla quale sono state affidate le attività di comunicazione e promozione dei servizi connessi a Galileo, Copernico ed Egnos ed il coordinamento degli aspetti operativi di GOVSATCOM.

Il 22.6.2021, la Commissione e l’ESA hanno siglato un accordo finanziario e di partnership che ha tracciato le relative modalità e linee operative di tali progetti, aggiornando il precedente accordo quadro risalente al 2004.

La realizzazione di tali programmi avviene, quindi, con un ruolo centrale e propulsivo dell’ESA: essi hanno natura identitaria rispetto agli obiettivi eurounitari di rafforzare la posizione internazionale dell’UE e di renderla indipendente dagli altri Stati.

In particolare, il programma spaziale europeo è costituito dai seguenti cinque componenti: COPERNICO, il più avanzato sistema di osservazione della Terra a livello mondiale,  finalizzato a sviluppare un sistema informativo basato sulla osservazione satellitare (e in situ) della Terra, coordinato e gestito dalla Commissione Europea, mediante l’ESA e realizzato in partnership con gli Stati membri (l’Italia ricopre un ruolo primario) e EUMETSAT (organizzazione che si occupa di satelliti meteorologici).

Il programma Copernico ha anche l’ambizioso obiettivo di assumere un ruolo determinante sotto il profilo della sostenibilità ambientale, rispetto a quanto già annunciato nel corso della 26ª Conferenza ONU del Novembre 2021 sul cambiamento climatico, circa lo sviluppo di una costellazione di satelliti (il cui lancio è previsto nel 2026) destinata a tracciare l’emissione dei gas serra prodotti dall’uomo, proprio quale parte del progetto Copernico, in vista della revisione dell’Accordo di Parigi del 2015 sul cambiamento climatico, programmata nell’anno 2028.

EGNOS (European Geostationary Navigation Overlay Service), sistema di potenziamento satellitare regionale, utilizzato per migliorare le prestazioni di Galileo ed altri GNSS che fornisce servizi critici per la gestione e la sicurezza del traffico ed i servizi di navigazione aerea, marittima e terrestre.

Il programma GALILEO, sistema globale di navigazione satellitare GNSS europeo che fornisce dati di posizionamento estremamente accurati, costituito da una infrastruttura globale che comprende una costellazione di satelliti metereologici ed un segmento terrestre associato e che può interagire, pur essendone indipendente, con altri sistemi di navigazione satellitare, come  il GPS.

Infine, il programma GOVSATCOM, servizio di comunicazione satellitare governativo dell’UE per la gestione della sicurezza di ciascun Stato membro e dell’intera Unione ed il progetto SSA (Space Situation Awareness).

La governance del programma spaziale tracciato dal Regolamento 696/2021 determina i compiti e le responsabilità dei soggetti preposti alla sua attuazione, vale a dire, principalmente gli Stati membri, la Commissione, l’EUSPA e l’ESA.

Tuttavia, la fisiologica protezione dell’autonomia di ciascun ente rappresenta un elemento di indubbia criticità soprattutto sul piano giuridico ed amministrativo, nei rapporti tra l’UE e l’ESA, non risolta con l’istituzione dell’EUSPA; difficoltà che erano, peraltro, già state ufficialmente evidenziate nella comunicazione della Commissione al Consiglio ed al Parlamento Europeo del 14.11.2012.

Occorre, infine, segnalare che lo sviluppo dei programmi europei tramite la cooperazione EU/ESA, con il contributo operativo e finanziario degli Stati membri (il cui contributo finanziario, come risulta dal Budget 2022 ESA activities and programmes, ammonta al 68,4%),  non preclude a questi ultimi di sviluppare ed implementare i propri programmi ed attività spaziali a livello nazionale, così come di adottare legislazioni interne.

Le politiche strategiche dell’UE sullo spazio

L’assenza di un quadro normativo strutturato e la natura concorrente del regime di competenza in tale settore, ha comportato che le iniziative dell’Unione si sono per la maggior parte concretizzate mediante la formalizzazione di un Politica Spaziale Europea e progetti congiunti a budget comunitario, con l’attribuzione all’ESA di un ruolo chiave nella loro implementazione.

Le politiche spaziali non sono solo essenziali per l’attuazione di molte altre in diversi settori, ma costituiscono un fondamentale contributo sul piano tecnologico, alla sicurezza ed alla difesa dell’Unione Europea, proprio in ragione della possibilità di uso duale dei beni e delle infrastrutture impiegate; ragione per cui la c.d. space policy costituisce un importante terreno di azione per l’obiettivo di una autonomia strategica comunitaria.

A ciò si aggiungano le implicazioni ormai essenziali dell’impatto delle tecnologie spaziali per la nostra vita quotidiana (navigazione satellitare, connessioni internet, etc.) e per le applicazioni negli ambiti perseguiti dall’Unione nell’interesse collettivo (monitoraggio emissioni serra, sviluppo economia digitale, controllo frontiere, previsioni del tempo e supporto all’agricoltura, etc.) e nella protezione degli aspetti vulnerabili ai quali la nostra società è esposta rispetto ad attacchi esterni (si considerino, ad esempio, gli attacchi informatici, che sono stati anche oggetto di una Dichiarazione congiunta Commissione/Alto Rappresentante dell’Unione del 10.11.2022 in materia di difesa informatica).

Nel documento “European Commission, EU Space Industrial policy: releasing the potential for economic growth in the space sector” del 28.2.2013, la Commissione ha fissato i cinque obiettivi della politica spaziale comunitaria:

  1. La realizzazione di un quadro regolatorio stabile e coerente;
  2. Lo sviluppo di una base industriale europea concorrenziale, solida ed efficiente ed in grado di supportare le piccole, medie e grandi imprese;
  3. Il sostegno alla competitività globale dell’industria europea, incoraggiando il settore ad una maggiore efficienza in termini di costi;
  4. Lo sviluppo dei mercati per le tecnologie ed i servizi derivati dallo spazio;
  5. Assicurare la non dipendenza tecnologica e l’accesso indipendente allo spazio.

Già nel 2003, con il documento European Security Strategy, per la prima volta l’UE esprimeva le proprie preoccupazioni in ordine alla sua sicurezza ed indicava le misure con le quali intendeva affrontare le minacce che ne minavano la stabilità; negli anni successivi vennero prodotti ulteriori documenti sulle strategie europee, sino alla pubblicazione, il 28.6.2016, dell’European Union Global Strategy, nel quale è stato ulteriormente sviluppato il principio della difesa e della sicurezza dell’Unione ed  ampliatoil suo ambito anche alla protezione della società civile, alla gestione dell’immigrazione e delle crisi.

A tale documento, al quale si affiancava l’ulteriore piano denominato Implementation Plan on Security and Defence, è seguita l’approvazione da parte del Consiglio Europeo, avvenuta il  21.3.2022 del c.d. “Strategic Compass”, il quale sulle orme dell’European Security Strategy, affermava i principi della comune consapevolezza dei rischi e minacce legati allo spazio e la necessità di sviluppare risposte e capacità appropriate per affrontarle, con il coinvolgimento per la prima volta degli Stati dell’Unione.

Appare, quindi, evidente che nel corso del tempo e sempre più negli ultimi anni, il tema della difesa e della sicurezza abbia preso il sopravvento nell’ambito delle politiche comunitarie; tanto è vero che nel 2022 i leaders europei hanno identificato lo spazio come un’area strategica sul piano della sicurezza e difesa dell’Europa, vale a dire proprio quella “bussola strategica” evocata dal nome, che costituisce uno dei principi cardine su cui è basato il progetto Strategic Compass, sul presupposto che “senza sicurezza non può esservi futuro nello spazio”, come dichiarato dallo stesso Alto Rappresentante.

Infine, il 10.3.2023 è stato presentato dalla Commissione e dall’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri il piano European Union Space Strategy for Security and Defence.

Tale documento EU Space Strategy for Security and Defence, costituisce l’attuale programma di riferimento e si pone il principale obiettivo di proteggere i sistemi spaziali europei e le relative infrastrutture a terra ed è basato su una comune consapevolezza degli Stati membri delle minacce di diversa natura, provenienti dall’esterno.

A tale scopo, è stata prevista anche la possibilità di dotare l’Unione di un diritto spaziale comunitario che fornisca un quadro comune per la sicurezza, protezione e sostenibilità nello spazio, nonchè l’organizzazione di un centro di elaborazione e condivisione dei dati (Sharing and Analysis Centre – ISAC) tra gli Stati.

Tale strategia, pur diretta a rafforzare la posizione dell’UE nel consenso internazionale, prevede, in ogni caso, un dialogo ed una cooperazione al suo esterno, in particolare con gli Stati Uniti ed altri Stati con analoghe affinità e con la NATO.

Questo duplice obiettivo, in termini di sicurezza e crescita economica, è dovuto anche al fatto che molti sistemi spaziali hanno natura duale, in particolare per usi civili e militari; in tale contesto, giocano un ruolo importante l’UE Common Foreign and Security Policy (CFSP), vale a dire la politica difensiva comunitaria, basata sugli articoli 42 – 46 del Trattato e la sua componente Common Security and Defence Policy (CSDP) che prevede una clausola di reciproca difesa tra gli Stati membri, così come una Cooperazione permanente (PESCO – Permanent Structured Cooperation) tra di loro. Ne consegue che, afferendo a questioni relative alla sicurezza, di competenza degli Stati membri e dell’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri (assistito dall’European External Action Service (EEAS), le implicazioni di natura strategica degli assets spaziali, sono preminenti.

Tale predominanza degli aspetti strategici spiega anche gli ingenti investimenti per lo sviluppo del Programma spaziale lanciato con il Regolamento 696/2021, vale a dire i sistemi satellitari per la navigazione globale; l’European Geostationary Navigatiom Overlay Service (EGNOS) e Galileo; il programma di osservazione terrestre Copernico.

Pertanto, gli obiettivi prefissati dalla politica spaziale europea sono diretti, da una parte, a contribuire alla creazione di posti di lavoro, a stimolare la crescita in investimenti in Europa ed a sostenere la duplice transizione verso un modello economico verde e digitale; dall’altra, a rafforzare l’autonomia dell’UE sul piano strategico, proteggere le sue risorse e le infrastrutture del settore ed, in generale, scoraggiare attività ostili nello spazio, migliorando la capacità collettiva nel far fronte e rispondere a qualsiasi attacco o minaccia che metta a rischio gli interessi dell’UE in materia di sicurezza.

Infine, come già evidenziato, oltre agli investimenti in sistemi spaziali finalizzati al rafforzamento della sicurezza spaziale, ma nel contempo aventi anche  l’obiettivo di realizzare un sistema sicuro e sostenibile in termini ambientali, l’UE si è attivamente impegnata per acquisire gli strumenti essenziali per proteggere le infrastrutture spaziali: da tale esigenza, ha preso il via lo sviluppo del sistema di sorveglianza e tracciamento spaziale (SST), oggetto di numerose riunioni del Consiglio UE e della Risoluzione del Consiglio del 6.12.2011 sui “Benefici dello spazio per la sicurezza dei cittadini europei” e della Space Situational Awareness (SSA), finalizzata alla conoscenza dell’ambiente spaziale ed al conseguente monitoraggio dei rischi che ne possono derivare.

In tempi ancora più recenti, nel Marzo 2023, il Consiglio Europeo ha adottato un regolamento relativo al programma dell’UE per una connettività sicura, da attuarsi nel periodo 2023-2027.

Il programma ha l’obiettivo di dotare l’Unione Europea di una propria costellazione di satelliti, denominata IRIS (infrastruttura per la resilienza, l’interconnettività e la sicurezza via satellite) che fornirà servizi di comunicazione ultraveloci ed altamente sicuri entro il 2027.

Nel suo discorso inaugurale alla 16ª Conferenza EU sullo spazio del 23.1.2024, il Commissario Breton ha enfatizzato la necessità, confermata dai diversi scenari di crisi a livello internazionale, di costruire l’“Europe as a power” ed ha enunciato le priorità dell’Europa nei prossimi anni: in primo luogo, la realizzazione di un vero Mercato unico Europeo sullo spazio, che dovrebbe costituire l’obiettivo dell’imminente legge spaziale europea, rispetto ad un approccio frammentario costituito da undici normative nazionali in tale materia.

Tale regolamentazione dovrebbe stabilire disposizioni comuni sulle attività spaziali, in particolare sugli aspetti della sicurezza, resilienza e sostenibilità, rinforzando la posizione dell’Europa quale potenza spaziale e l’attrattiva del suo Mercato interno, senza nel contempo limitare l’innovazione ed il potenziale di start-ups europee.

In secondo luogo, la protezione dei sistemi spaziali europei da rischi sistemici in materia di sicurezza (dai rischi di collisione, al c.d. deorbiting, agli attacchi informatici), dopo che è stato raggiunto il consenso sul programma IRIS, basato sul presupposto che lo spazio costituisca un elemento centrale per la sicurezza collettiva.

In terzo luogo, la necessità per l’Europa di recuperare l’accesso allo spazio, da una parte, facendo affidamento sui lanciatori Ariane 6 e Vega C non appena saranno disponibili; dall’altra, tentando di definire una nuova politica in tema di lanciatori, basata sulla aggregazione della domanda istituzionale comunitaria con una chiara preferenza per soggetti europei, accompagnata dalla introduzione di nuove regole del gioco sui servizi di lancio e da investimenti su infrastrutture, incluse quelle preposte al lancio, con trasformazione degli attuali modelli di  governance.

Infine, è stata enunciata, quale ulteriore priorità, la commercializzazione dello spazio, già sperimentata, ad esempio, con il Dynamic Purchasing System di Copernico, mediante contratti con nove start-ups per la fornitura, a livello commerciale, di dati relativi all’osservazione terrestre, o fornendo supporto, nell’ambito del progetto Cassini, a favore di oltre 200 imprese ai fini dell’accesso alla finanza ed a contratti istituzionali come Copernico ed Iris.

CONCLUSIONI

L’evoluzione del quadro e del contesto internazionale ed il progresso tecnologico, hanno mutato profondamente il ruolo dell’U.E. nel settore dello spazio extra atmosferico e la concreta ripartizione delle competenze con i suoi Stati membri.

Gli aspetti relativi alla sicurezza ed alla difesa hanno ampliato le funzioni dell’Unione e dell’Agenzia Spaziale Europea, in una materia, quella dello spazio, ove anche gli interessi degli Stati che ne fanno parte, hanno un ruolo predominante.

Si consideri, ad esempio, che undici Stati membri hanno legislazioni interne in materia spaziale, mentre altri (auspicabilmente anche l’Italia) hanno in programma di dotarsene in modo più organico e compiuto; tale contesto implica, naturalmente, ulteriori possibili problemi di competitività, oltre che essere fonte di potenziali conflitti tra normative e politiche divergenti, con aspettative ed interessi diversi tra loro.

Occorrerà verificare, quindi, come verrà a determinarsi in futuro ed in termini concreti l’equilibrio tra tali, a volte, contrapposte esigenze.

In tale contesto, l’assenza di una legislazione italiana che disciplini i molteplici aspetti che caratterizzano i c.d. affari spaziali, appare una lacuna da colmare quanto prima, sia nell’interesse nazionale che dei suoi stakeholders, considerato che lo spazio è un settore ove sussiste una competenza parallela dell’Unione e che in sede europea, è stata già affermata l’esigenza di adottare quanto prima  una legislazione sulle attività spaziali rispetto alla quale è stata preannunciata una proposta di legge già nel primo trimestre 2024.

#economiadellospazio

Space-Law Avvocato Marco-Machetta Delimitazione spazio Cosmico
Avv. Marco Machetta

Avvocato esperto in diritto internazionale, diritto marittimo e commerciale. Ha collaborato con il Prof. Umberto Leanza, partecipando alle attività di studio e di ricerca della cattedra di diritto internazionale della Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, in particolare in materia di Diritto Internazionale del Mare, di regime giuridico dei satelliti e dell’orbita geostazionaria e sul regime giuridico dell’Antartide. Ha partecipato, in più occasioni, per conto del Ministero degli Affari Esteri, in qualità di esperto giuridico, ai lavori della Commissioni O.N.U. Uncitral (United Nations Commission on International Trade Law); è stato, altresì, membro della delegazione italiana ai lavori della Hague Conference on Private International Law.