L’ITALIA E LO SPAZIO

Italia e spazio

L’Italia ha sempre ricoperto un ruolo da protagonista in questo settore

L’Italia e lo Spazio. Con il presente contributo, verrà esaminata in termini generali l’evoluzione della legislazione italiana in materia sino agli ultimi provvedimenti nell’ambito del PNRR, nonché il ruolo attivo dell’Italia nel campo industriale e scientifico, applicato allo spazio extra-atmosferico.

La legislazione italiana in materia spaziale

1.   Una analisi della legislazione italiana nel settore dello spazio, non può prescindere dal relativo regime normativo internazionale che, come noto, è costituito dai cinque trattati conclusi sotto l’egida dell’ONU, ad iniziare dal Trattato sullo Spazio extra-atmosferico del 27.1.1967 che rappresenta tuttora l’accordo quadro ove sono stati stabiliti i principi di base in materia: l’uso della Luna e degli altri corpi celesti esclusivamente per scopi pacifici; il divieto di collocare armi nucleari o ogni altro tipo di arma di distruzione di massa nello spazio extra-atmosferico; il divieto di avanzare pretese di natura sovrana sulla Luna o altri corpi celesti o di appropriazione, principio, quest’ultimo, che ha, peraltro, dato luogo ad ampi dibattiti in ordine all’uso ed al possesso delle relative risorse; infine, la responsabilità degli Stati  per le attività condotte nello Spazio, anche da parte di propri cittadini.

Il 16 Ottobre 1969 venne approvato dalla Camera dei Deputati il disegno di legge presentato dal Governo il 19.11.1968 concernente la ratifica ed esecuzione di tale Trattato (con 306 voti governativi e soli 27 contrari), che l’Italia aveva sottoscritto sin dal primo giorno della sua apertura alla firma.

L’Italia aveva già espresso parere favorevole a due essenziali risoluzioni ONU in materia: la n. 1884 del 17.12.1963 che impegnava gli Stati ad astenersi dal mettere in orbita attorno alla Terra e ad installare sui corpi celesti qualsiasi ordigno nucleare o altra arma di distruzione di massa; la n. 1962 del 13.12.1963 sui principi giuridici regolanti le attività degli Stati nello Spazio.

Nella relazione della III Commissione Permanente degli Affari Esteri, venne esaltato l’“alto valore non solo politico e scientifico, ma anche ed essenzialmente giuridico dei 17 articoli che lo compongono e l’importanza dell’ingresso del “Diritto” nell’ampio dominio naturale degli spazi inesplorati e dei corpi celesti”, a “tutela della reciproca e generale libertà di ricerca”.

La ratifica dell’Italia e la sua entrata in vigore nel nostro ordinamento avvenne con Legge 28.1.1970 n. 87 (l’Accordo sul salvataggio degli Astronauti del 1968 era già stato ratificato con DPR 5.12.1975 n. 965).

2.  La successiva Convenzione sulla responsabilità internazionale per i danni causati da oggetti spaziali, firmata il 29.3.1972 venne ratificata ed eseguita con Legge 5.5.1976 n. 426.

È opportuno evidenziare che con legge n. 23 del 25.1.1983 venne adottata una normativa più specifica per i danni cagionati a persone fisiche o giuridiche di nazionalità italiana, ai sensi dell’art. 1 della Convenzione sulla Responsabilità del 1972. In particolare, venne previsto che persone fisiche o giuridiche italiane possono ottenere indennizzi dallo Stato italiano a condizione che quest’ultimo abbia a sua volta chiesto ed ottenuto un risarcimento da parte dello Stato di lancio ai sensi dell’art. 8 n. 1 della Convenzione.

In secondo luogo, nel caso in cui l’Italia non abbia formulato tale richiesta, l’eventuale risarcimento (da parte dello Stato Italiano) a favore dei soggetti danneggiati  è subordinato all’assenza di altre analoghe richieste e relativi risarcimenti a favore del loro Stato di appartenenza per lo stesso danno da parte dello Stato di lancio.

Venne, inoltre, stabilita una prescrizione quinquennale per l’esercizio di tali diritti, aventi natura assoluta senza possibilità di deroghe, con applicabilità ai fini della entità del risarcimento, delle norme previste agli articoli 2056, 2058, 1223 e 1226 del Codice Civile.

3.   La ratifica della Convenzione sull’immatricolazione degli oggetti lanciati nello spazio extra-atmosferico, conclusa a New York il 12.11.1974, avvenne, con oltre trenta anni di ritardo, con la Legge del 12.7.2005 n. 153.

Con tale provvedimento venne istituito anche il Registro nazionale di immatricolazione di tali oggetti, la cui cura e custodia venne affidata all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e stabiliti i  criteri di immatricolazione, il primo dei quali, basato sulla nazionalità delle persone fisiche o giuridiche autrici del lancio, coincideva perfettamente con l’art. 2, paragrafo 1) della Convenzione che pone l’obbligo di registrazione  a carico dello Stato di lancio; nell’ipotesi, viceversa, in cui vi siano due o più Stati di lancio, l’articolo 2, paragrafo 2) della Convenzione sull’immatricolazione, dispone che tali Stati determinano di comune accordo quale dei due deve immatricolare l’oggetto, onde evitare casi di doppia registrazione o di mancata registrazione.

Peraltro, la stessa Italia era già qualificabile come Stato di lancio ai sensi della Convenzione, pur non essendone ancora parte e già trasmetteva, al momento della sua ratifica, su base volontaria, al Segretario Generale dell’ONU le stesse informazioni previste dalla Convenzione. 

Nel resoconto della X Commissione Permanente della Camera venne evidenziato che la Convenzione era già stata ratificata da 45 Paesi ed era in vigore già dal 16 Settembre 1976, mentre nella Relazione illustrativa della legge si riaffermò l’esigenza di provvedere alla ratifica da parte dell’Italia, stante l’accresciuta intensità dell’attività spaziale italiana e in considerazione dei possibili problemi di coordinamento nell’ambito dell’Agenzia Spaziale Europea.

In particolare, in tale occasione venne sottolineato che la ratifica della Convenzione consentiva finalmente all’Italia di divenire parte di un’altra tra le principali Convenzioni di diritto dello spazio (essendo, essa già parte del Trattato sullo Spazio del 1967 e della Convenzione sulla responsabilità per danni causati da oggetti spaziali del 1972), aderendo ad un invito in tal senso reiterato dalle Nazioni Unite. Inoltre, tale provvedimento concorreva alla disciplina interna delle attività spaziali, con l’istituzione del Registro Nazionale di Immatricolazione degli oggetti  italiani lanciati nello spazio ed avrebbe consentito di recuperare “l’imbarazzante” ritardo dell’Italia nella sottoscrizione della Convenzione, ancora più necessario in considerazione del fatto che in quel momento l’Italia stava attraversando una fase regressiva nelle politiche dello Spazio, con una gestione dell’epoca dell’Agenzia Spaziale Italiana, descritta come inefficace ed inefficiente.

4. Una ulteriore tappa fondamentale nel quadro normativo (in senso lato) italiano, è costituita dalla adesione agli Artemis Accords, firmati il 13.10.2020 per parte italiana dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, On. Riccardo Fraccaro, per la National Aeronautics and Space Administration (NASA), da Jim Bridenstine e dai rappresentanti degli altri Paesi Partners (Australia, Canada, Giappone, Lussemburgo, Emirati Arabi, Regno Unito). Tale adesione faceva seguito alla sottoscrizione avvenuta il 25.9.2020 della dichiarazione congiunta sul rafforzamento della cooperazione bilaterale Italia-Usa; tale forte relazione è stata confermata dal contributo italiano al programma Artemis mediante lo sviluppo del Lunar Gateway (prima stazione che orbiterà nello spazio cislunare) e l’European Service Module, due componenti fondamentali della missione e del recente Accordo tra ASI e NASA che consente all’Italia di condurre esperimenti sull’ISS (International Space Station) nei campi della medicina, fisica e biologia e che ha ribadito la doppia vocazione atlantista ed europeista dell’azione italiana, in particolare nel settore dello spazio nella realizzazione delle infrastrutture spaziali.

E’ da sottolineare, inoltre, a livello bilaterale,  l’accordo tra Italia e Francia denominato Trattato del Quirinale del 26.11.2021 (il cui articolo 7 è dedicato specificamente all’ambito di cooperazione nei settori di sicurezza e della difesa), che si aggiunge a diverse intese tra le due rispettive Agenzie Nazionali (ASI E CNES, che avevano sottoscritto già un Protocollo di cooperazione nel 2015 e più recentemente un Memorandum of Understanding nel 2020 sul Progetto Majis) ed ad ulteriori iniziative di supporto congiunto di cooperazione nel settore dei lanciatori (Ariane e VEGA), in un delicato equilibrio tra interessi talvolta contrapposti.

L’Italia ha, inoltre, aderito tramite l’ASI al Codice Europeo di Condotta per la mitigazione dei detriti spaziali e partecipa e condivide gli altri strumenti di soft law adottati a livello internazionale, come gli standards tecnici pubblicati dall’ISO (International Organization for Standardization) e la Risoluzione sulla “Sustainability of Radio spectrum and associated satellite orbit resources used by space services”, adottata dalla International Telecommunication Union (ITU) nel 2022.

Infine, nell’aprile 2023, ha aderito alla Risoluzione n. 77/41 ONU del 7.12.2022 che pone il divieto di effettuare test cinetici anti satellite ad ascesa diretta (DA – ASAT), in tal modo impegnandosi a non condurre tali esperimenti.

Le politiche strategiche e di indirizzo

Lo spazio è considerato un settore fondamentale e strategico per l’Italia e considerato centrale sia per lo sviluppo e la competitività dell’industria nazionale che per il suo impulso alla ricerca scientifica e quale supporto alle politiche relative all’ambiente, al clima, alla sicurezza ed al controllo del territorio.

Tale crescente interesse ed impegno dello Stato italiano, è confermato da numerosi atti di indirizzo.

Nella Relazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri alle Camere per l’anno 2020 (prevista dall’art. 2 della Legge n. 7/2018), sono stati indicati i seguenti principi ispiratori della politica legislativa e di indirizzo in materia: in primo luogo, che gli  investimenti nel settore spaziale, prevalentemente pubblici, sono considerati strategici dal nostro Paese, non solo per la loro valenza geopolitica, ma anche per la crescita e la competitività che generano e le relative ricadute socio-economiche.  La Relazione riporta che l’Ocse nel 2019 ha stimato tra i 280 e i 300 miliardi di dollari il valore della Space Economy e che, secondo il “Morgan Stanley’s Space Team”, il fatturato dell’industria spaziale globale potrebbe superare i mille miliardi di dollari entro il 2040. In tale contesto, l’Italia è tra i pochi Paesi al mondo a poter vantare una filiera completa del settore, contando su un comparto di più di 200 aziende (grandi integratori, pmi e “start-up”), per un fatturato totale di circa 2 miliardi di Euro e 7.000 addetti, per le quali gli obiettivi posti dall’Onu con i 17 “Sustainable Development Goals”, dal “Green Deal” dell’Unione europea e, più nello specifico, dal piano “Next Generation EU”, costituiscono ulteriori stimoli di crescita.

In secondo luogo, la Relazione specifica che le linee operative programmatiche delle attività nel campo dello Spazio e dell’Aerospazio a livello nazionale, sono indicate da:

  • il Documento recante Indirizzi del Governo in materia spaziale e aerospaziale del 25 marzo 2019;

– il Documento strategico di politica spaziale nazionale (DSPSN) approvato dal Comitato interministeriale per le politiche spaziali ed aerospaziali (COMINT) il 18 dicembre 2019;

– il Documento di visione strategica per lo Spazio 2020-2029 (DVSS);

–  il nuovo Programma nazionale per la ricerca (2021-2027) approvato dal Comitato interministeriale per la programmazione economica con delibera del 15 dicembre 2020, n. 74;

–  il nuovo Programma nazionale di ricerche aerospaziali (PRORA) approvato con il decreto del Ministro dell’Università e della Ricerca, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, del 25 settembre 2020;

– “Piano a stralcio Space economy” (confluito nel Piano Imprese e competitività FSC, proposto dal MISE ed approvato con Delibera CIPE 52/2016 del 1 Dicembre 2016, con dotazione iniziale di 360 milioni di euro).

Il piano Space Economy è articolato in cinque assi, il primo dei quali è costituito dal programma nazionale Mirror GovSatCom, il cui obiettivo è la realizzazione di un sistema capace di consentire comunicazioni sicure ed affidabili, per usi istituzionali (come la protezione civile, la difesa, gli aiuti umanitari, la telemedicina, la sorveglianza marittima) e commerciali, denominato Ital-GovSatCom. Per la sua realizzazione l’ASI, su impulso del MISE, ha dato vita ad un partenariato per l’innovazione con una compagine industriale che vede insieme Thales Alenia Space Italia, Telespazio, Leonardo, Sitael e Airbus Italia e che ha coinvolto nella filiera 43 imprese di 12 regioni diverse.

Il secondo programma denominato Copernicus, con il quale l’Unione Europea ha voluto dotarsi di uno strumento capace di sfruttare dati e informazioni derivanti dall’osservazione della Terra, consente di vedere il mondo con accuratezza e periodicità straordinarie (nel quale Thales Alenia Space è coinvolta sin dalla prima fase con la costruzione di radar e nell’espansione delle prospettive). Ad esempio, le immagini provenienti da Copernicus hanno permesso l’analisi del consumo della riserva idrica del Veneto tra il 2010 e il 2015, l’individuazione ed analisi degli incendi in Amazzonia e Australia, il monitoraggio delle attività e degli spazi pubblici durante l’emergenza Covid-19.

Il terzo asse è costituito dalla Esplorazione Spaziale e Sviluppi tecnologici connessi (I-CIOS), il cui programma I-Cios – Commercial In Orbit Servicing – è parte del programma di Esplorazione spaziale, che punta a rendere l’Italia autonoma nello svolgimento di attività complesse in orbita, come riparare satelliti, rifornirli o permetterne la rimozione a fine missione. In tale ambito sono stati recentemente aggiudicati (marzo 2023) i contratti per la progettazione e sviluppo del Multipurpose Green Engine, un motore a propellente liquido green per le future applicazioni di In- Orbit Servicing, attività inserite all’interno della componente In-Orbit Economy del sub-investimento PNRR.

Il quarto progetto è Mirror Galileo, vale a dire il sistema europeo di navigazione globale, basato su 30 satelliti in orbita terrestre, nato dalla volontà europea di sviluppare un proprio sistema di navigazione e posizionamento satellitare (GNSS – Global Navigation Satellite System), autonomo rispetto al monopolio statunitense; il programma nazionale Mirror Galileo punta a migliorare la posizione italiana nell’omonimo programma europeo, così da sviluppare in ambito nazionale applicazioni di mercato.

Infine, nei servizi forniti da Galileo rientra l’infrastruttura Public Regulated Service (PRS), destinata unicamente ad entità governative o organizzazioni internazionali, che consente di supportare servizi strategici anche in situazioni di crisi, in cui altri servizi di navigazione satellitare potrebbero non garantire la massima affidabilità; nel momento in cui tale servizio entrerà a fare parte dei sistemi di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Capitanerie di Porto e Difesa, il PRS diventerà col tempo la principale tecnologia di navigazione satellitare che supporterà la Sicurezza Nazionale (Operatori della Sicurezza ed Infrastrutture Critiche).

A livello istituzionale, le  principali decisioni assunte dal Comitato interministeriale per le politiche spaziali ed aerospaziali (COMINT) sono state:

  1. il parere favorevole all’adozione del DPCM (Decreto Presidente Consiglio dei Ministri) per:
  2. l’assegnazione all’ASI di complessivi 487 milioni di euro nel triennio 2020-2022 per contribuire al finanziamento dei programmi dell’Agenzia Spaziale Europea sottoscritti dall’Italia nel corso del Consiglio ministeriale ESA di novembre 2019, nonché di complessivi 240,5 milioni di euro nel quinquennio 2021-2025 per lo “Sviluppo e valorizzazione nelle varie configurazioni della piattaforma satellitare Platino”;
  3. il trasferimento di 7,525 milioni di euro al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) nel 2020 per lo sviluppo di una piattaforma stratosferica innovativa in  collaborazione  con il Ministero della Difesa;
  4. il trasferimento di 12 milioni di euro al Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per lo sviluppo di un lanciatore avio-trasportato in collaborazione con il Ministero della Difesa;
  5. l’assegnazione di 5,1 milioni di euro nel 2021 al Ministero della Difesa per la partecipazione dell’Italia al programma dell’Unione Europea Galileo PRS GEODE.

2)  il mandato all’ASI di effettuare  una valutazione interna della propria struttura organizzativa al fine di verificarne l’adeguatezza con l’attuale assetto istituzionale nazionale disegnato dalla legge n. 7/2018;

3) la deliberazione del Comitato interministeriale relativa alla cooperazione Italia – Stati Uniti d’America per l’esplorazione lunare.

Si è quindi proceduto alle ulteriori attività programmatiche finalizzate a tali obiettivi, in primo luogo, con l’adozione di un nuovo Regolamento di amministrazione, finanza e contabilità dell’ASI (approvato in data 27.01.2021).

Inoltre, in ambito europeo e NATO, l’8.07.2020 è stato istituito il Comando delle operazioni spaziali (COS), “dominus” del Dominio Spazio e interfaccia operativa univoca nei confronti dei Comandi della Difesa, alleati e partners (NATO, UE, ecc.), in aderenza agli “Indirizzi del Governo in materia spaziale e aerospaziale” ed alla discendente “Strategia nazionale di sicurezza per lo Spazio”, con lo scopo di proteggere gli assetti spaziali della Difesa ed a protezione di quelli nazionali.

Sempre nella citata Relazione della Presidenza del CdM, viene dato conto dell’attuazione di quanto previsto dal Documento recante gli indirizzi del Governo in materia spaziale e aerospaziale del 25.03.2019 e dal Documento strategico di politica spaziale nazionale — DSPSN approvato dal COMINT il 18.12.2019, che individuavano 7 settori strategici nazionali: telecomunicazioni, osservazione della Terra e navigazione; studio dell’universo; accesso allo Spazio; volo sub-orbitale e piattaforme stratosferiche; “in-orbit servicing”; esplorazione robotica della Luna, di asteroidi, di pianeti e dei loro satelliti; esplorazione umana dello Spazio – cui si aggiungono gli ambiti a carattere trasversale della capacità di monitoraggio e osservazione degli oggetti spaziali (“Space Surveillance & Tracking” – SST) e dell’analisi dei possibili rischi ad essi associati (“Space Situation Awareness” – SSA), anche nell’ottica di una futura capacità di gestione del traffico degli oggetti spaziali (“Space Traffic Management” – STM).

Nel 2020, sono stati complessivamente finanziati 269 progetti in ambito spaziale, classificati secondo le citate sette priorità strategiche del DSPSN mediante la partecipazione ai programmi ESA, ove l’Italia si è confermata terzo Paese contributore dopo Francia e Germania. In particolare, al Consiglio ministeriale dell’ESA Space l9+ (Siviglia 27-28 novembre 2019), con un investimento di circa 2,3 miliardi di euro, l’Italia ha mantenuto anche nel 2020 un importante ruolo nei settori dei lanciatori, dell’osservazione della Terra, della “Space safety” e nell’esplorazione spaziale, ottenendo già nel primo anno di applicazione un ritorno in contratti assegnati pari ad oltre il 50% (1.3 miliardi di Euro) dei programmi sottoscritti.

Altrettanto significativo è stato il posizionamento nei programmi tecnologici, quali ARTES nelle telecomunicazioni, BASS per lo sviluppo di applicazioni integrate e il “General Support Technology Program” (GSTP).

In ambito europeo, sin dal 2009, con la ratifica del Trattato di Lisbona, la crescita di interesse e impegno dell’Ue e delle sue istituzioni nei confronti del settore spaziale hanno trovato conferma attraverso ingenti allocazioni di risorse; in particolare, l’Unione europea ha sviluppato due programmi “faro”: Copernicus e Galileo, che hanno consentito un approccio diverso, a livello globale, nell’utilizzo dei dati spaziali, considerati ormai uno strumento essenziale per l’attuazione delle politiche e della strategia della Unione stessa; inoltre, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) aveva previsto nel documento di destinazione fondi del 2.12.2019 programmi (opzionali) particolari come il General Support Technology Programme – GSTP con l’obiettivo di assicurare lo sviluppo di nuove tecnologie e di renderle economicamente sostenibili e vantaggiose, finanziati per 105 milioni di euro da fondi italiani su un totale di 400 milioni.

L’Italia, nel 2020, ha anche attivamente partecipato alla finalizzazione del Regolamento per il nuovo programma spaziale 2021-2027 della Ue ed alla istituzione dell’Agenzia europea per lo Spazio (EUSPA) come evoluzione della GSA (“European Global Navigation Satellite Systems Agency”), Agenzia per i programmi di navigazione satellitare, incaricata di gestire i sistemi di navigazione Galileo ed EGNOS.

I nuovi finanziamenti dell’Ue per il suo primo Programma Spazio (9,7 miliardi di euro per Galileo ed EGNOS, 5,421 miliardi di euro per Copernicus e 442 milioni di euro per “Space Situational Awareness” – SSA e GovSatCom), permetteranno di sviluppare applicazioni e servizi nei campi della mobilità, dell’utilizzo della geo-localizzazione per il monitoraggio delle emergenze e dei beni culturali, dell’agricoltura di precisione, della logistica satellitare, della “cybersecurity”. della telemedicina e la farmacologia spaziale, dell’“Internet of Things” (IoT), dell’efficientamento delle catene di produzione, della gestione dei cambiamenti climatici e delle grandi sfide globali, come i flussi migratori, la pandemia.

Sui programmi spaziali opzionali, l’Italia è addirittura al primo posto per investimenti, con una quota che è aumentata del 40% rispetto al 2019, contribuendo per 2 miliardi e mezzo di euro.

In occasione della Conferenza interministeriale ESA tenuta a Parigi nel novembre 2022, l’Italia si è impegnata ad un contributo di euro 3,1 miliardi per il periodo 2023-2025, un budget superiore del 35% rispetto a quello della precedente Conferenza del 2019, già a sua volta maggiore rispetto a quello stabilito nel 2016 e, quindi, sostanzialmente triplicato nell’arco di un decennio.

E’ opportuno segnalare che con provvedimento del 21.11.2022 del Presidente del C.d.M. sono state delegate al Ministro delle Imprese e del Made in Italy le funzioni del Presidente del C.d.M. in materia di coordinamento delle politiche relative ai programmi spaziali della Presidenza del C.d.M..

Infine, in ambito NATO e nel settore della difesa e sicurezza, l’Italia ha contribuito alle attività dell’Alleanza in ambito spaziale, mediante condivisione dei suoi assets tramite l’Italian System for Secure Communications and Alerts (SICRAL) e nel giugno 2022, con l’accordo c.d. Space Alliance, partnership tra Telespazio e Thales Alenia Space, con il lancio di SICRAL 3° previsto entro il 2026. In precedenza, nel 2020 il Governo italiano aveva già siglato il Memorandum of Understanding con Francia, Regno Unito e Stati Uniti per la fornitura alla NATO di Servizi di comunicazione satellitare e la partecipazione al sistema difensivo stabilito dalla NATO denominato Persistent Surveillance from Space (APSS) per rendere più accessibile l’accesso alle immagini dei satelliti. Ancora, nel settore difesa, va segnalato l’attivo coinvolgimento dell’Italia in alcune iniziative europee, come la PESCO (Permanent Structured Cooperation) stabilita con una decisione del Consiglio dell’11.12.2017,nel cui ambito conduce il progetto European Military Space Surveillance Awareness Network (EU-SSA-N) e la DOSA (Defence of Space Assets) con il supporto del Fondo europeo per la Difesa (EDF – European Defence Fund).

Infine, il 21.03.2023 è stato pubblicato dalla Commissione Europea e dall’EEAS (European External Association), l’EUSSSD (European Union Space Strategy for Security and Defence), programma al quale l’Italia coopera attivamente, che ha l’obiettivo di definire il quadro complessivo delle sinergie e strategie in materia di sicurezza e difesa nel settore spaziale, ad esempio, con la creazione di un Centro di condivisione dati e di analisi e la promozione di sinergie finalizzate all’implementazione di tale sistema.

L’Agenzia Spaziale Italiana

L’Agenzia Spaziale Italiana, istituita nel 1988, è un ente pubblico preposto alla programmazione e realizzazione della politica aerospaziale italiana, della quale costituisce il fulcro e l’elemento propulsore, per effetto dei continui investimenti nel settore e dell’attuazione del programma di attività previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (a sua volta strumento a livello nazionale del programma Next GenerationUE finanziato dalla Unione Europea).

Difatti, un passaggio determinante per l’evoluzione legislativa e la crescita del nostro Paese nel settore dello spazio, è costituito proprio dal D. Lgs. 4.6.2003 n. 128  in materia di “Riordino dell’Agenzia Spaziale Italiana (A.S.I.)”.

Con tale provvedimento, vennero, difatti, definite le finalità, le attività, gli organi, i principi e criteri di organizzazione e funzionamento di tale ente, al fine di ottimizzarne l’attività di agenzia nel settore della ricerca spaziale e aerospaziale, stabilendo che “L’A.S.I. ha personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia scientifica, finanziaria, patrimoniale e contabile, con un ordinamento autonomo in conformità al decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204”.

Quanto alle attività dell’A.S.I., venne previsto che essa, in particolare:

  • predispone, sulla base degli indirizzi del Presidente del Consiglio dei ministri o Ministro o Sottosegretario di Stato delegato e del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale, il Documento strategico di politica spaziale nazionale; partecipa ai lavori del consiglio dell’Agenzia spaziale europea (E.S.A.); promuove e coordina la presenza italiana ai programmi da essa approvati, nonché stipula accordi bilaterali o multilaterali con organismi di altri Paesi per la partecipazione dell’Italia a programmi od imprese aerospaziali;
  • intrattiene relazioni con organismi aerospaziali di altri Paesi e promuove e realizza, con il coinvolgimento della comunità scientifica, la ricerca scientifica nazionale nel settore spaziale e aerospaziale e promuove, realizza e finanzia, sulla base di appositi progetti, iniziative che integrino la ricerca pubblica con quella privata, nazionale ed internazionale.

In seguito, le competenze furono modificate (ed accentrate) con la Legge n. 7 dell’11.1.2018 che “Allo scopo di assicurare il coordinamento delle politiche spaziali e aerospaziali, nonché di favorire l’efficacia delle iniziative dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI)”, attribuiva al Presidente del Consiglio dei Ministri “l’alta direzione, la responsabilità politica generale e il coordinamento delle politiche dei Ministeri relative ai programmi spaziali e aerospaziali, nell’interesse dello Stato”.

Il ruolo centrale dell’ASI in questo settore dalle enormi potenzialità, è fortemente aumentato nell’ultimo decennio, a seguito dell’approvazione nel 2016 del Piano Nazionale Space Economy proposto dal Ministero dello Sviluppo Economico, che prevede attività per oltre 4,7 miliardi di euro di cui almeno il 50% di risorse private, con l’obiettivo di far diventare lo spazio alta fonte di innovazione e di competitività per l’intera industria nazionale.

Su iniziativa del MISE, con il supporto delle Regioni, sono state definite tre iniziative comuni su telecomunicazioni satellitari, Osservazione della Terra e Esplorazione, e quindi approvato un primo stralcio del Piano Space Economy del valore complessivo di un miliardo di euro, finanziato da risorse regionali per 140 milioni di euro, nazionali per 360 milioni di euro e private per 500 milioni di euro. Le risorse pubbliche del Piano sostengono tali iniziative, cofinanziando per la loro attuazione partenariati pubblico – privati che vedono l’ASI, nell’ambito del suo mandato istituzionale, al fianco della componente industriale rappresentata da uno o più protagonisti dell’industria nazionale di settore.

Tali progetti hanno recentemente trovato ulteriore impulso nell’ambito degli interventi legati al PNRR che dedicano allo spazio un budget di 5 miliardi di euro in cinque anni; anche in tale ambito, il ruolo dell’ASI è stato determinante nella predisposizione del documento “Progettualità PNRR SPAZIO”, sulla base del quale, previa analisi del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e all’aerospazio nella 15° seduta del 1 Dicembre 2021,  sono stati approvati una serie di progetti che prevedono una spesa complessiva di E. 880.000.000,00, di cui:

  • E. 320.000.000,00 per il sub-investimento M1C2.I4.1-SatCom da destinare allo sviluppo di tecnologie e sistemi ad uso duale nei programmi per la comunicazione satellitare;
  • E. 40.000.000,00 per il sub-investimento M1C2.I4.2-Osservazione della Terra da destinare alla progettazione e sviluppo di una costellazione per il telerilevamento (radar ad apertura sintetica – SAR) ed al programma “Laboratori Matera” relativo allo sviluppo dello Space Center di Matera;
  • E. 60.000.000,00 per il sub-investimento M1C2.I4.3-Space Factory, nel suo programma “Space Factory 4.0”, da destinare allo sviluppo del progetto M-AIT di piccoli satelliti e di accesso allo spazio mediante lo sviluppo e la prototipazione per la realizzazione di tecnologie verdi;
  • E. 460.000.000,00 per il sub-investimento M1C2.I4.4-In-Orbit Economy da destinare ai programmi “In Orbit services” e “SST – FlyEye” per la gestione della situazione e del traffico spaziale e il monitoraggio dei detriti orbitali.

Per l’effetto, con decreto del Presidente del C.d.M. dell’1.3.2022 sono stati assegnati all’Agenzia Spaziale Italiana E. 153.070.000,00 per l’anno 2023, E. 244.060.000,00 per l’anno 2024, E. 261.560.000,00 per l’anno 2025 ed E. 176.310.000,00 per l’anno 2026, per un importo complessivo di E. 880.000.000,00, al fine di garantire il finanziamento dei sub-investimenti “SatCom”, “Osservazione della Terra”, “Space Factory” e “In-Orbit Economy”, per gli anni dal 2022 al 2026.

Nel 2023 sono stati insediati i nuovi vertici dell’Agenzia, Prof. Teodoro Valente quale Presidente e Dott. Luca Vincenzo Maria Salamone quale Direttore Generale, in vista degli impegni che nel 2024 la vedranno sempre più protagonista, sia nell’ambito dei progetti PNRR, sia nel presidio dello sviluppo dei programmi dell’ESA e del programma lunare Artemis.

L’Industria Spaziale Italiana

L’Italia è storicamente tra i Paesi più attivi negli ambiti dello spazio e dell’aerospazio ed è stata la terza nazione al mondo, dopo Stati Uniti e Russia ad aver costruito, lanciato e controllato in orbita un proprio satellite; è, inoltre, tra i Paesi fondatori dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), al cui bilancio contribuisce in misura pari al 18,2 % inferiore soltanto a Francia (18,9%) e Germania (20,8%) con una interazione ed un coinvolgimento crescenti nei processi decisionali.

Negli ultimi anni, l’alto livello della ricerca e dell’industria spaziale italiana, anche in termini finanziari, di pubblicazioni e formazione, di tecnologia espressa e delle applicazioni del sistema spaziale italiano, è confermato dai risultati conseguiti dai principali protagonisti industriali del settore, oltre che dalla nascita di nuove piccole e medie imprese.

La piena attuazione del PNRR, che dedica al settore 2,3 miliardi di euro, rappresenta una occasione imprescindibile per imprimere un’ulteriore accelerazione alla crescita del settore, così come il processo di definizione dei piani oggetto della Conferenza ministeriale UE del 2022 e l’implementazione dell’Agenda 2025 dell’ESA.

In una pubblicazione del Novembre 2020, il Ministero per lo Sviluppo Economico ha stimato che la Space economy produce ogni  anno 370  miliardi  di euro di valore, che  si  ritiene  diverranno oltre  500 entro il 2030.

Tale crescita nel 2018 aveva già raggiunto il valore di circa Euro 370 miliardi a livello globale – di cui l’80% è riconducibile ad attività commerciali e il restante a spesa pubblica – e che con tassi di crescita all’8% è proiettato a circa Euro 500 miliardi per il 2030, in un settore che a livello mondiale impiega 1 milione di persone e con un valore “di ritorno sugli investimenti” molto elevato, considerato che per ogni euro speso, ne vengono prodotti undici.

Il Fondo Monetario Internazionale stima nello 0,35% la quota destinata al settore spaziale rispetto al prodotto interno lordo mondiale, mentre il valore di tale mercato a livello globale ha raggiunto nel 2022, 460 miliardi di euro.

La storia industriale dell’Italia nello spazio ha inizio nell’immediato dopoguerra con il Progetto San Marco dell’Università La Sapienza di Roma, di cui fu promotore il professor Luigi Broglio, che portò nel 1964, al lancio del satellite San Marco dalle Wallops Island in Virginia, che fece dell’Italia, dopo Unione Sovietica e Stati Uniti, il terzo paese al mondo ad aver lanciato nello Spazio un proprio satellite.

Negli stessi anni, veniva inaugurato il Centro Spaziale del Fucino (AQ), dedicato ad attività di controllo in orbita di satelliti, gestione di missioni spaziali, servizi di telecomunicazioni, televisivi e multimediali che, con le sue 170 antenne ed i suoi 370.000 mq. di superficie, è considerato il più importante “teleporto” al mondo per usi civili.

Un momento importante nel processo di crescita italiana nello Spazio è indubbiamente costituto dalle attività svolte presso il Centro Spaziale Luigi Broglio di Malindi in Kenya, inizialmente sotto la gestione dell’Università La Sapienza di Roma e dal 2004 gestita dall’ASI; prevalentemente operativo, data anche la sua posizione geografica, nell’attività di ricezione dei dati satellitari e di telemetria e tracciamento dei vettori o altri oggetti spaziali di numerosi Paesi e agenzie spaziali. Degne di nota, sono anche le partecipazioni di astronauti italiani in vari missioni, come, nel novembre 2014, di Samanta Cristoforetti, che hanno contribuito a  determinare una maggiore percezione di tale settore nell’opinione pubblica.

L’industria italiana dello spazio, che copre l’intera filiera, è costituita da oltre 150 imprese attive nella produzione di satelliti, lanciatori e sistemi orbitali, di importanti fornitori di sottosistemi, componenti, attrezzature, strumenti ad alta tecnologia e servizi avanzati; è al terzo posto in Europa e al settimo su scala mondiale (e sesta per investimenti in relazione al proprio PIL), ed è concentrata principalmente nel Lazio, Lombardia, Piemonte, Campania e Puglia, per un fatturato complessivo stimato di circa 2,5 miliardi di euro destinato a crescere ulteriormente per effetto degli investimenti nazionali ed europei.

Tra i principali players del settore, possono essere citati la Avio (operativa nel Lazio) produttrice del razzo Vega, che a partire dal 2012 ha effettuato molteplici missioni di successo. Il 3 settembre 2020, ESA, a bordo di un razzo Vega, ha lanciato 53 piccoli satelliti per l’osservazione della Terra e per il monitoraggio dell’ambiente e, dopo il lancio del razzo Vega C nel Luglio 2022, è in fase di sviluppo l’ulteriore evoluzione Vega E.

Ed ancora, la Thales Alenia Space realizza satelliti per le telecomunicazioni, il telerilevamento, l’osservazione della Terra, mentre la Thales Alenia Space Italia, joint venture tra la francese Thales (67%) e Leonardo (33%) con 700 milioni di euro di fatturato, 2.300 dipendenti in Italia in quattro siti (oltre a Roma, Milano, Torino e L’Aquila), contribuisce per oltre il 50% alla realizzazione dei moduli pressurizzati della Stazione Spaziale Internazionale, alla parte europea del programma lunare Artemis ed allo sviluppo dei moduli abitativi lunari  NASA per la Northrop Grumman ed è, inoltre, il principale appaltatore per la realizzazione del sistema Cosmo-SkyMed, il primo sistema di osservazione satellitare della Terra concepito per scopi duali, cioè civili e militari. Dopo i primi quattro satelliti di prima generazione (con un primo lancio nel 2007 e l’ultimo nel 2010), i prossimi quattro del sistema Cosmo-SkyMed second generation (dei quali, il secondo, di circa 2,2, tonnellate e con un radar spaziale esteso, è stato lanciato l’1.2.2022, mentre gli ultimi due sono previsti entro il 2024), sono in grado di scrutare la Terra dallo spazio, metro per metro, di giorno e di notte, con ogni condizione meteo.

La Telespazio, uno dei principali operatori mondiali nel campo delle soluzioni e dei servizi satellitari, che ne ha realizzato l’intero segmento di terra e che nel “teleporto” del Fucino, ha il Centro di Controllo della costellazione Cosmo Skymed prima e seconda generazione ed il Centro di controllo Galileo (programma nato dalla collaborazione tra Unione Europea e Agenzia Spaziale Europea per migliorare l’autonomia tecnologica dell’Europa e definire gli standard internazionali per i sistemi globali di navigazione satellitare Global Navigation Satellite Systems, GNSS).

Inoltre, presso il Fucino sono gestiti i servizi di trasporto e distribuzione del segnale per i maggiori broadcasters nazionali e internazionali e la diffusione diretta via satellite di segnali radiotelevisivi e vengono gestite e pianificate le richieste di acquisizioni di immagini di Cosmo Skymed; immagini e dati che sono poi elaborati tramite applicazioni sviluppate in larga parte da E-GEOS, società partecipata dall’Agenzia Spaziale Italiana e da Telespazio che acquisisce, elabora, archivia e distribuisce servizi per numerose applicazioni di mercato, dai trasporti all’agricoltura.

Sempre nel citato documento del Ministero per lo Sviluppo Economico, viene sottolineato il ruolo di protagonista globale dell’industria dello spazio e della difesa, presente in 15 regioni italiane, assunto dalla Leonardo S.p.A. che – direttamente o attraverso le joint ventures con la francese Thales, Thales Alenia Space e Telespazio – progetta e sviluppa sistemi satellitari, payload, gestisce servizi di lancio e controllo in orbita dei satelliti, sistemi di osservazione della Terra e di navigazione satellitare. I suoi prodotti vengono utilizzati nelle più importanti missioni spaziali europee come Rosetta, ExoMars, Galileo, Copernicus e molte altre.

Il ruolo di Leonardo in ambito spaziale è senz’altro di primo piano e sempre più identitario nell’ultimo decennio, tenuto conto non solo delle joint ventures con il gruppo francese Thales e Telespazio, ma anche delle partecipazioni nelle altre società players del settore (TAS, Telespazio ed AVIO, ove ha una quota del 29,6%)

In Lombardia sono presenti anche la OHB Italia, parte del gruppo Tedesco OHB, ttra i principali contractors, insieme alla Argotec di Torino, per le prime tranches della nuova costellazione satellitare Iride; sempre in Piemonte, da segnalare ALTEC, società partecipata dall’Agenzia Spaziale Italiana e Thales Alenia Space, centro di eccellenza nazionale per la fornitura in ambito internazionale di servizi ingegneristici e logistici a supporto delle operazioni e dell’utilizzazione della Stazione Spaziale Internazionale, nonché di altre infrastrutture orbitanti e missioni per l’Esplorazione spaziale.

Ancora, nel Lazio, Space Engineering, ora Airbus Italia, operante sulla frontiera tecnologica per le telecomunicazioni satellitari, per l’Internet of Things (IoT), ma anche in antenne e radars. In Campania, le imprese del Consorzio ALI, che sviluppano l’intera filiera nelle tecnologie per il rientro dallo spazio; Sab Aerospace, con i suoi servizi meccanici innovativi per programmi spaziali. In Puglia, SITAEL attiva nella realizzazione di satelliti e in particolare specializzata sui piccoli e micro satelliti.

Accanto a queste aziende, un ruolo di primo piano è svolto dalle tante PMI di settore, attive in molteplici aree, dall’eliminazione dei detriti spaziali, alle molteplici applicazioni per l’utilizzo dei dati spaziali dall’agricoltura, alla telemedicina, ed altro ancora. Il panorama industriale dello Spazio italiano, è, infatti, sempre più costituito da un tessuto di PMI che rappresentano l’80% del comparto; di esse, circa il 40% sono “Piccole e Medie”, mentre il restante 60% è rappresentato da micro-imprese (con un numero di addetti inferiore a 10 e un fatturato al di sotto dei 2M€); molte delle quali operano in stretta collaborazione con i grandi attori industriali, mentre altre competono individualmente sul mercato internazionale.

Questo panorama industriale è di fatto organizzato in distretti tecnologici e in centri di competenza e consultazione dell’aerospazio, che raccolgono in modo coordinato le migliori esperienze e competenze esistenti sul territorio, tutti associati e guidati dal CTNA –  Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio: il Cluster Lucano dell’Aeropazio (CLAS) in Basilicata, il Distretto Aerospaziale Piemonte, il Distretto Tecnologico Aerospaziale  in Toscana, il Distretto Tecnologico Aerospaziale della Campania (DAC), il Distretto Aerospaziale Sardegna (DASS), il Distretto Aerospazio in Abruzzo, il Cluster Tecnologico Aerospaziale dell’Emilia Romagna, l’Aerospace Cluster della Lombardia, l’Umbria Aerospace Cluster, il Distretto Tecnologico Ligure sui Sistemi Intelligenti Integrati, il Distretto Aerospaziale del Lazio presso Lazio Innova S.p.A., il DTA, Distretto Tecnologico Aerospaziale della Puglia, Explore (Marche), CO.SI.MO nel Veneto ed ART-ER Attrattività – Ricerca Territorio in Emilia Romagna.

Il CTNA costituisce l’interlocutore unico nazionale tra tutti i soggetti principali del sistema aerospaziale nazionale (Piccole, medie e grandi imprese, centri di ricerca, istituzioni governative, etc.).

In particolare, si tratta di una Associazione pubblico-privata fondata da  quindici Distretti Tecnologici Regionali, due Industrie, una Associazione Industriale, l’ASI, due Enti Nazionali di Ricerca ed un Istituto Nazionale di Ricerca che si pone l’obiettivo di costituire un punto di sintesi e convergenza di bisogni e priorità dei diversi stakeholders del sistema aerospaziale italiano e, quindi, di rafforzare la competitività del comparto a livello nazionale ed internazionale.

La natura pubblica ed a lungo termine dei programmi della Space Economy rappresenta una leva determinante per una ulteriore crescita del settore, naturalmente a condizione che tali finanziamenti vengano completati entro il 2026.

Ad esempio, il programma spaziale satellitare europeo Iride (che sarà composto da 69 apparati) di osservazione della Terra, realizzato in Italia con la partecipazione di 47 aziende da completarsi entro il 2026 con il supporto dell’ASI, è da solo dotato di un budget complessivo di circa 1,1 miliardi di euro, a valere sulla Missione 1 (Digitalizzazione) del PNRR; importo al quale va aggiunto lo stazionamento del Fondo Nazionale Complementare (come evidenziato, i fondi assegnati all’ASI ammontano complessivamente a euro 880 milioni dei quali circa 570 afferenti il PNRR e il resto dal Fondo Nazionale Complementare). E’ importante evidenziare che la disponibilità di informazioni sul territorio nazionale che Iride propone di incrementare, è caratterizzata da una natura duale, pubblica e privata, già presente nella produzione dei satelliti Cosmo-Skymed (in questo caso per usi civili e militari), elemento determinante ai fini della destinazione e quantificazione degli investimenti.  

Una nuova Legge italiana per lo spazio

Gli atti e provvedimenti sopra enunciati costituiscono il “corpus” della normativa spaziale italiana: il nostro Paese è tuttavia privo di una legge quadro, pur ritenuta necessaria dalla maggior parte degli stakeholders italiani,della quale, viceversa, altri  quaranta Paesi (undici in Europa), si sono già dotati.

Tale legge dovrà, da una parte, inserirsi nel quadro dei principi ed obbligazioni internazionali assunti dall’Italia con la ratifica degli Accordi sullo spazio (usi pacifici, responsabilità dello Stato per attività nazionali e danni, etc.) ed essere coerente con l’attuazione volontaria delle Linee Guida per la Sostenibilità a lungo termine delle attività dello spazio extra-atmosferico elaborate dall’UNCOPUOS – Committee on the Peaceful Uses of Outer Space (obiettivo considerato strategico anche dal Piano strategico Nazionale per lo spazio adottato dal COMINT), di cui è stato dato atto nel Report italiano alla 60esima sessione dell’UNCOPUOS del febbraio 2023; dall’altra, assicurare la sicurezza nazionale e colmare le lacune esistenti in ambito domestico in materia di autorizzazione e vigilanza delle attività privata, con l’obiettivo di dare certezze agli operatori, non perdere competitività a livello internazionale, anche in termini di semplificazione delle procedure ed individuazione dei criteri e requisiti autorizzativi e delle misure che le imprese saranno tenute a rispettare nell’esercizio della loro attività, con particolare riferimento alla loro sostenibilità a lungo termine.

Allo stato attuale, risulta presentata il 23.12.2022 una proposta di legge in materia di coordinamento e competenze della politica spaziale con una articolata disciplina in materia di requisiti dell’operatore spaziale, autorizzazioni, responsabilità, vigilanza, competenze e giurisdizione; tuttavia, ad essa non hanno fatto seguito ulteriori sviluppi e si è ancora in attesa che venga adottata una legge regolatrice della materia, in modo da fornire un assetto giuridico certo agli operatori del settore.

#economiadellospazio

Space-Law Avvocato Marco-Machetta Delimitazione spazio Cosmico
Avv. Marco Machetta

Avvocato esperto in diritto internazionale, diritto marittimo e commerciale. Ha collaborato con il Prof. Umberto Leanza, partecipando alle attività di studio e di ricerca della cattedra di diritto internazionale della Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, in particolare in materia di Diritto Internazionale del Mare, di regime giuridico dei satelliti e dell’orbita geostazionaria e sul regime giuridico dell’Antartide. Ha partecipato, in più occasioni, per conto del Ministero degli Affari Esteri, in qualità di esperto giuridico, ai lavori della Commissioni O.N.U. Uncitral (United Nations Commission on International Trade Law); è stato, altresì, membro della delegazione italiana ai lavori della Hague Conference on Private International Law.