Intervista al Gen. Sq. Aerea Luca Goretti, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare
Lo spazio è sempre più un motore strategico per la competitività e la sicurezza nazionale. In questa intervista, il Generale di Squadra Aerea Luca Goretti, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, ci offre – con la sua consueta visione ampia e approfondita – uno sguardo sulle prospettive italiane nella Space Economy, sul ruolo delle Forze Armate nelle attività spaziali e sulle opportunità che questo settore apre all’industria e ai giovani talenti.
Dalla collaborazione internazionale ai voli suborbitali, fino all’innovazione tecnologica applicata alla vita nello spazio, emergono scenari in continua evoluzione che rafforzano la posizione dell’Italia nel panorama aerospaziale globale.
Lo Spazio rappresenta una nuova frontiera strategica per la sicurezza e lo sviluppo tecnologico. Quali sono le iniziative principali e la visione dell’Aeronautica Militare in questo ambito?
Per noi lo spazio rappresenta la naturale evoluzione di un ambiente atmosferico in cui dobbiamo essere presenti per ragioni di sicurezza e difesa, prerogative dettate dalle norme. Nel ‘900, quando abbiamo iniziato a volare, abbiamo gradualmente conquistato lo spazio, passando dagli aeroplani a tela ad aeroplani sempre più avanzati, per garantire la difesa e la deterrenza nel settore atmosferico.
Con l’avvento di nuove minacce che non provengono più solo dal settore atmosferico, dobbiamo necessariamente guardare avanti con una visione più lungimirante. Le minacce che arrivano dallo spazio ci impongono di essere presenti e di comprendere quali siano le tecnologie abilitanti per operare nel settore spaziale. Quest’ultimo include ambiti strategicamente rilevanti come le comunicazioni, la trasmissione dei dati, le immagini, e le previsioni meteorologiche. Questi elementi sono fondamentali non solo per l’Aeronautica Militare, che ne fa un uso costante, ma per qualsiasi strumento militare. Non possiamo permettere che qualcuno “spenga la luce”. Per sapere come qualcuno potrebbe spegnerla, dobbiamo prima capire come questa possa essere spenta.
Ecco perché la nostra strategia nello spazio è stata inizialmente impostata dal generale Vittori, esperto astronauta, e successivamente ampliata grazie a una serie di ricerche che abbiamo condotto nel settore. Questo percorso ci ha portato a intraprendere azioni concrete: abbiamo iniziato a investire in accordi e attività con Paesi che da tempo operano nel settore spaziale, come Stati Uniti, Giappone, Francia e Australia, con cui intratteniamo ottimi rapporti. Ad oggi, disponiamo di una rete di controllo e servizio spaziale per il tracciamento dei detriti spaziali e siamo entrati a far parte di questo ecosistema.
La costanza del nostro impegno e i risultati ottenuti hanno portato persino gli americani a invitarci a entrare in un consesso di 10 Paesi, Combined Space Operations Initiative (CSpO), che è stato approvato a livello politico. Questo gruppo lavora per sviluppare attività nel settore della difesa e sicurezza spaziale.
Parallelamente, stiamo sviluppando attività di ricerca e sperimentazione nel campo dei voli suborbitali e nell’utilizzo delle stazioni spaziali. Oggi, il volo umano nello spazio non è più legato esclusivamente alla ricerca medico-scientifica: chi partecipa a queste missioni ha task precisi, che includono anche aspetti operativi, come la verifica della trasmissione e disseminazione dei dati.
Abbiamo svolto queste attività anche in ambito ESA con astronauti come Parmitano, Cristoforetti e Vittori. Attualmente, stiamo espandendo queste esperienze nel settore commerciale con Walter Villadei e la Space Economy.
Sono due mondi paralleli: il primo riguarda attività istituzionali e consolidate, mentre il secondo è prettamente commerciale. In quest’ultimo, chi desidera entrare nel settore deve solo manifestare il proprio interesse, e noi, in collaborazione con gli Stati Uniti, ci proponiamo come facilitatori.
A proposito di Walter VIlladei, che cosa ha rappresentato la missione AX-3 per l’Italia?
L’avventura di Walter Villadei si inserisce in una visione più ampia. Osservando ciò che stavano facendo gli americani, abbiamo notato come il segmento della commercializzazione dei voli spaziali stia prendendo sempre più piede. Ci siamo quindi detti: Non aspettiamo vent’anni per fare la stessa cosa, facciamolo subito e facciamolo insieme a loro.
La missione AX-3 di Walter Villadei ha confermato la bontà della scelta di essere i primi in Europa ad aprire al settore commerciale dello spazio. Questo approccio conferisce all’attività spaziale una connotazione completamente nuova: aziende come Virgin Galactic stanno già sviluppando vettori capaci di viaggi in tempo reale dentro e fuori l’atmosfera. Questo scenario potrebbe preludere a ciò che il Concorde rappresentava un tempo: la possibilità di spostarsi tra continenti in meno di un’ora.
Dobbiamo riflettere anche sull’opportunità di utilizzare stazioni private per svolgere esperimenti, diventando proprietari di una piccola parte di questa “multiproprietà spaziale”. Non è molto diverso da ciò che accade sulla Terra: acquistare una multiproprietà significa disporre di un proprio spazio, affittare periodi per esperimenti e permettere alle industrie nazionali di investire o proporre attività utili alla società e al mondo imprenditoriale.
Aver aperto questa strada ha evidenziato come molte industrie nazionali, appartenenti a settori diversi, siano desiderose di partecipare a questa sfida. Un esempio emblematico riguarda gli esperimenti condotti da Villadei con un noto marchio italiano di pasta. Guardando oltre, sperimentare una pasta precotta da utilizzare sulla ISS – e valutarne la qualità rispetto a quella secca da reidratare – ci proietta già nel futuro, quando saremo sulla Luna.
Il sapore, per un essere umano, è parte integrante dei cinque sensi. Una persona che trascorrerà mesi sulla Luna non può perdere la propria fisicità. Per conservarla, sarà necessario fare attività sportiva, percepire stimoli sensoriali, come la gravità, e mantenere il piacere di gusti e profumi familiari. L’esperimento condotto con la pasta punta proprio a far sentire i futuri abitanti della Luna un po’ più “a casa”. Essere i primi a condurre questa sperimentazione ci pone in una posizione di leadership. In fondo, la nostra cucina è sempre stata apprezzata a livello globale.
Questa non è una scelta banale, ma una strategia ponderata. Lo stesso vale per lo sviluppo di tute spaziali con microfibre innovative, che potrebbero, ad esempio, essere applicate agli sportivi. Pensiamo agli sciatori di discesa libera: tessuti ultraleggeri potrebbero migliorare le prestazioni di pochi millesimi di secondo, sufficienti a conquistare una medaglia d’oro.
Partecipare attivamente alla Space Economy consente a una vasta rete di aziende nazionali, spesso eccellenze di nicchia a livello mondiale, di mantenere e rafforzare il loro livello di competitività.
L’esperienza di Villadei ha conquistato giovani e contribuito alla formazione di una nuova generazione di personale militare capace di operare nel dominio spaziale?
Spesso diciamo che un astronauta, quando torna, non può limitarsi a essere un semplice fornitore di foto. Certo, è affascinante vedere la Terra da un’altra prospettiva: è un’esperienza unica e impagabile, e una foto può catturare ciò che la curiosità umana desidera vedere. Tuttavia, il ruolo dell’astronauta va ben oltre questo aspetto.
Abbiamo utilizzato figure come Villadei, Patassa, Parmitano e Vittori in modo strategico per intercettare il nostro potenziale target: i giovani di oggi, altamente tecnologici e digitalizzati. Attraverso il loro esempio, abbiamo mostrato le opportunità che la Forza Armata può offrire in diversi settori, incluso quello spaziale.
Ci servono professionisti con competenze specifiche: medici esperti in settori legati allo spazio, ingegneri capaci di progettare sistemi spaziali, piloti e navigatori in grado di condurre navicelle, oltre a tecnici specializzati nella sicurezza spaziale. Walter Villadei, in particolare, è diventato un vero e proprio promotore della nostra visione: lo abbiamo coinvolto nelle università, nella ricerca, nelle industrie, nelle città e nei comuni che richiedono la nostra presenza. Le attività spaziali costituiscono anche una straordinaria opportunità per diffondere la cultura della Difesa e far conoscere le tante professionalità che in tale contesto possono operare.
Questa attività, supportata dalla nostra comunicazione strategica, ha portato a risultati concreti: abbiamo registrato un incremento del 10% nelle domande di ingresso, non solo per il settore ufficiali. Un esempio significativo è il ruolo dei “guardiani dei satelliti”. Questi professionisti monitorano i satelliti, anche quelli che rischiano di cadere sulla Terra. Si tratta di un lavoro adatto a persone appassionate di tecnologia, che amano lavorare al computer.
Per reclutare queste figure, selezioniamo i nuovi graduati che dimostrano interesse e li formiamo a Ferrara per diventare “guardiani dello spazio”. Qui collaborano con colleghi giapponesi o americani: quando individuano la caduta di un detrito spaziale, passano le informazioni e si sentono parte attiva di un processo globale di difesa. Anche un semplice graduato, in questo contesto, è motivato a dare il meglio di sé, perché sa di contribuire a una missione di rilevanza mondiale.
Tutte le categorie e i gradi della Forza Armata sono coinvolti in questo processo innovativo. Si tratta di un cambiamento epocale, che apre nuove prospettive e consolida il ruolo della nostra istituzione nel futuro della difesa spaziale.
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Giornalista, specializzata in Economia dello Spazio, in Economia del Mare e in Mindfulness - istruttrice MBSR e facilitatrice LEGO® SERIOUS PLAY® .Dal 2004 si occupa di Aerospazio e dal 2011 di Economia del Mare. Dirige Economia dello Spazio Magazine, Economia del Mare Magazine e Space& Blue Magazine, oltre a seguire le relazioni istituzionali ed esterne in questi settori per importanti stakeholder. Ideatrice del Progetto "Space&Blue Made in Italy" con il suo Forum Space&Blue e del Progetto "Blue Forum Italia network".