Secondo Sace, servono 15 miliardi annui per rafforzare l’innovazione e avvicinare l’Italia agli standard europei
Secondo un’analisi condotta da SACE, per permettere all’Italia di avvicinarsi ai livelli medi europei in materia di innovazione e competitività servono almeno 15 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi ogni anno. L’obiettivo è aumentare la cosiddetta intensità innovativa, cioè il rapporto tra spesa in ricerca e sviluppo delle imprese e il Prodotto Interno Lordo. Un indicatore in cui il nostro Paese risulta ancora distante dalla media dell’Eurozona, dove si attesta all’1,5% del PIL, contro lo 0,8% registrato oggi in Italia.
Nonostante un’impresa su tre stia già investendo in trasformazione digitale e innovazione tecnologica, lo sforzo resta insufficiente. È necessario accelerare, non solo per modernizzare i settori più tradizionali del tessuto produttivo italiano, ma anche per aprire nuove strade verso i settori emergenti, come la space economy, la blue economy e l’economia circolare.
Innovazione come leva di crescita concreta
Investire in innovazione non è solo una questione strategica, ma anche economica: le aziende che scelgono di innovare e rafforzare la propria rete di collaborazioni registrano in media una crescita del fatturato di circa due punti percentuali in più rispetto a quelle che non lo fanno. È un effetto moltiplicatore, che coinvolge non solo la singola azienda, ma l’intera filiera produttiva.
Secondo il SACE Innovation Index, ci sono margini di crescita significativi in settori storici del Made in Italy, come tessile e abbigliamento, legno e arredo, alimentari e bevande, carta e stampa. Sono comparti che, se supportati adeguatamente, possono diventare protagonisti di una nuova fase di crescita basata sull’innovazione e sull’adattamento alle nuove sfide globali.
Parallelamente, si fanno largo nuove filiere di frontiera, come la space economy e l’economia circolare, in cui l’Italia ha già sviluppato competenze solide e un buon posizionamento internazionale. Rafforzare gli investimenti in queste aree significherebbe costruire oggi le fondamenta dei settori trainanti di domani.
Export: 85 miliardi di opportunità nei mercati emergenti
Oltre ai 15 miliardi destinati all’innovazione, SACE identifica altri 85 miliardi di euro di potenziale inespresso nell’ambito dell’export. Dopo due anni di risultati record, con esportazioni stabilizzate intorno ai 625 miliardi di euro, le previsioni indicano una ripresa della crescita attorno al 3%. L’Italia, già tra i primi esportatori mondiali, ha però bisogno di diversificare i mercati di destinazione, dato che oggi solo il 13% dell’export nazionale è diretto verso Paesi ad alto potenziale.
Uno degli ostacoli principali è il rallentamento economico della Germania, il nostro primo partner commerciale, su cui pesano fortemente le esportazioni italiane di meccanica, chimica e componentistica automotive. In questo contesto, emergono nuove rotte commerciali verso mercati più dinamici e in espansione.
Tra i Paesi che stanno registrando una crescita significativa delle importazioni italiane ci sono i membri dell’area ASEAN (con il Vietnam in testa a +25%), ma anche Arabia Saudita (+28%), Emirati Arabi Uniti (+20%), Serbia (+16%), Messico e Brasile (+8%). Tutti questi sono considerati mercati GATE da SACE, acronimo di Growing, Ambitious, Transforming, Entrepreneurial, veri e propri punti di accesso verso nuove opportunità commerciali.
La SACE Growth Map: uno strumento per le imprese italiane
A guidare questa strategia, è stata presentata la nuova SACE Growth Map, una piattaforma pensata per orientare le imprese nei mercati internazionali e identificare i percorsi di crescita attraverso l’export e l’innovazione.
«Con la Growth Map vogliamo offrire alle imprese italiane uno strumento utile per affrontare i cambiamenti globali restando competitive e resilienti», ha affermato Alessandro Terzulli, Chief Economist di SACE. «Quattordici mercati strategici sono stati individuati come prioritari e siamo già presenti sul territorio con i nostri uffici, per accompagnare le aziende nell’espansione internazionale».
Dall’America Latina al Medio Oriente, passando per l’Estremo Oriente e l’Africa, i nuovi mercati offrono non solo opportunità di export, ma anche collaborazioni industriali, investimenti in innovazione e trasferimento tecnologico.