Le tecnologie della Blue economy trovano nuova vita nella Space economy

Tecnologie

Quando mare e spazio dialogano, nascono innovazioni capaci di superare i limiti della Terra.

Le sinergie tecnologiche tra economia blu e industria spaziale sono oggi una delle frontiere più promettenti della ricerca e dell’innovazione.

Mare e spazio: due ambienti estremi, ostili, lontani dalla quotidianità, eppure così simili nella loro richiesta di tecnologie avanzate, sistemi resilienti e capacità di operare in condizioni limite. L’ambiente marino, soprattutto quello profondo,  mpone vincoli stringenti su pressione, temperatura, comunicazione e autonomia operativa.

Lo stesso vale per lo spazio, dove le condizioni di microgravità, radiazioni e isolamento spingono le tecnologie al loro massimo.

Non sorprende quindi che molte soluzioni sviluppate per l’oceanografia, l’ingegneria subacquea o l’industria offshore stiano oggi trovando una seconda vita nelle missioni spaziali.

Il fenomeno è noto come cross-fertilization tecnologica, un travaso virtuoso di competenze e innovazioni tra settori apparentemente distanti, ma accomunati da sfide sistemiche analoghe.

Un processo che inizia sempre più spesso sotto la bandiera della sostenibilità, della dualità applicativa e dell’ottimizzazione dei costi. E che l’Italia, forte della sua tradizione marittima e della crescente leadership nella space economy, ha tutte le carte per guidare.

Uno degli esempi più evidenti di trasferimento tecnologico riguarda i ROV (Remotely Operated Vehicle) e gli AUV (Autonomous Underwater Vehicle), i veicoli robotici progettati per esplorare le profondità marine. Molti dei sistemi di navigazione, sensori, propulsori silenziosi e algoritmi di controllo usati per questi strumenti sono oggi adattati per le missioni lunari e marziane.

Ne è un esempio il progetto VIPER della NASA, un rover lunare per l’esplorazione del polo sud della Luna alla ricerca di ghiaccio d’acqua: la sua capacità di operare in ambienti oscuri e sconosciuti è frutto anche di tecnologie testate negli abissi oceanici. D’altronde, i fondali e la superficie lunare presentano entrambi condizioni di bassa visibilità, isolamento operativo e necessità di autonomia decisionale.


I giroscopi a fibra ottica e i sistemi di propulsione a basso rumore, nati per i sottomarini militari e civili, sono oggi componenti cruciali nei sistemi di navigazione inerziale di satelliti e lander spaziali. La capacità di operare senza segnale GPS o GNSS, proprio come avviene sott’ acqua  è indispensabile anche nello spazio profondo.

Un altro ambito dove la blue technology insegna è quello dei materiali compositi resistenti alla corrosione e alla pressione. I rivestimenti e le leghe sviluppati per piattaforme offshore e veicoli subacquei trovano impiego nei moduli spaziali per la loro leggerezza, durata e resistenza a condizioni ambientali ostili.

Ad esempio, i coating anti-corrosione per ambienti salmastri sono oggi testati per proteggere i moduli spaziali dai micrometeoriti e dalle radiazioni ultraviolette.

Allo stesso modo, i materiali flessibili utilizzati nei bracci robotici sottomarini stanno ispirando nuove soluzioni per bracci manipolatori spaziali destinati alla manutenzione in orbita o alla raccolta di campioni su corpi celesti.

Nel mare profondo, come nello spazio, l’energia è scarsa e la comunicazione difficile. Le microreti autonome, le celle a combustibile e i sistemi di raccolta energetica (energy harvesting) sviluppati per le boe oceanografiche o le piattaforme offshore vengono oggi testati per habitat lunari e marziani.

Anche le tecnologie di comunicazione acustica o ottica per ambienti subacquei, dove le onde radio sono inefficaci, stanno ispirando nuove soluzioni per la comunicazione tra lander, rover e satelliti in ambienti privi di atmosfera.

L’Italia, con la sua lunga costa, il patrimonio di ricerca marittima e la crescente infrastruttura spaziale, è in una posizione unica per guidare l’integrazione tra i due settori. Il CNR, l’INGV, l’ENEA e centri di ricerca universitari come il Politecnico di Torino e l’Università di Genova lavorano da anni a progetti di sensoristica e monitoraggio marino applicabili anche in orbita.

Anche l’industria è attiva come  Leonardo e Thales Alenia Space Italia collaborano a progetti di robotica subacquea avanzata con potenziale spaziale, mentre startup come WSense portano l’esperienza nella sensoristica e nella comunicazione subacquea verso applicazioni spaziali, in particolare per habitat autonomi e stazioni lunari.


Spin-off della Sapienza e ora impresa innovativa a vocazione internazionale, WSense ha sviluppato una rete subacquea wireless per il monitoraggio ambientale. I suoi algoritmi di rete adattativa e le tecnologie di gestione energetica sono in fase di studio per l’uso in habitat extraterrestri.

Il futuro delle tecnologie marine nello spazio non è solo una questione di trasferimento, ma di co-progettazione. Le missioni analogiche, come quelle condotte nei fondali marini o nelle grotte, diventano banchi di prova per le future esplorazioni lunari e marziane.

Le collaborazioni tra agenzie spaziali e istituti oceanografici si moltiplicano, e con esse le opportunità per start-up, PMI e centri di ricerca.

In un mondo dove l’interdisciplinarietà è la chiave dell’innovazione, il connubio tra spazio e mare non è una curiosità, ma un nuovo paradigma.

 L’Italia ha il capitale umano, la geografia e l’esperienza per diventarne leader. Serve ora un passo in più, una visione strategica nazionale integrata che unisca la politica spaziale e quella marittima, valorizzando le sinergie già in atto e incentivando nuove collaborazioni.

Spazio-mare-Roberta-Busatto_

Giornalista, specializzata in Economia dello Spazio, in Economia del Mare e in Mindfulness - istruttrice MBSR e facilitatrice LEGO® SERIOUS PLAY® .Dal 2004 si occupa di Aerospazio e dal 2011 di Economia del Mare. Dirige Economia dello Spazio Magazine, Economia del Mare Magazine e Space& Blue Magazine, oltre a seguire le relazioni istituzionali ed esterne in questi settori per importanti stakeholder. Ideatrice del Progetto "Space&Blue Made in Italy" con il suo Forum Space&Blue e del Progetto "Blue Forum Italia network".